Rassegna storica del Risorgimento

Italia meridionale. Storiografia. Secolo XIX
anno <1994>   pagina <230>
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Claudia Klinkmann
dione.17)
Anche il brigantaggio secondo La Farina è alimentato soprattutto dal sostegno dato dal Vaticano alle bande di briganti. Questo fenomeno dev'essere principalmente combattuto con azioni militari e di polizia. Convenghiamo che la radice del brigantaggio è a Roma, e che la mala pianta è alimentata, perché cresca rigogliosa, dal denaro di San Pietro .18)
Riferimenti a possibili radici sociali ed economiche dei problemi del­l'ex Regno delle Due Sicilie praticamente non si trovano negli scritti di La Farina da me considerati. Tutto andrebbe risolto a livello politico ed amministrativo, mettendo le persone giuste al posto giusto. Pur tenendo conto del fatto che molti dei suoi scritti furono compilati per sostenere l'opera del governo, anche nelle sue lettere si trovano opinioni non molto diverse.19*
Alfonso La Marmora (nato a Torino nel 1804, morto a Firenze nel 1878) discendente di un'antica famiglia della nobiltà piemontese, fu per 10 anni ministro della Guerra nel regno sabaudo e comandante del corpo di spedizione piemontese nella guerra di Crimea. Fu poi prefetto e coman­dante militare di Napoli dal 1861 e due volte per un breve periodo pre­sidente del Consiglio (1859, 1866).
In alcune lettere indirizzate a Bettino Ricasoli, La Marmora descrive senza indicare possibili soluzioni concrete il fenomeno dell' impiegomania e l'infiltrazione della camorra nel tessuto sociale napoletano, accusando ad­dirittura la casa reale dei Borboni di essere stata minata dalla camorra.
V.E. m'immagino, saprà che cosa è la camorra e cosa siano i camorristi?! Intrigando, strisciando e minacciando si sono ovunque introdotti. In tutti gli impieghi, in tutte le classi, in tutti i mestieri, e quasi si può dire in tutte le case (senza eccettuare Casa Reale) la camorra esercita l'arte sua infame di scroccare, rubare e se le è necessario scannare. Poveri e ricchi tutti pagano il loro tributo alla camorra.
Ma quel che è più orribile è il vedere gli impiegati e perfino i magistrati lasciarsene imporre dai camorristi,20
Quando scrive che la popolazione dovrebbe essere sollecitata a colla­borare con l'esercito, non sembra rendersi conto del problema di come
m G. La Farina a Cavour da Palermo, 10-6-1860, 2-7-1860, 6-7-1860 in, La liberazione, cit., voi. 1, pp. 196-198, 270-271, 291-292 e G. LA FARINA, Sulle presentì condizioni d'Italia (1862) e Dicentramento e unificazione (1863) in Scrìtti politici) Palermo, Edizioni della Regione Siciliana, 1972, pp. 347-355 e 362.
18> G. LA FARINA, Il brigantaggio, M, p. 337.
,9> Per esempio nella lettera di La Farina ad Antonio Giusto, Torino, 20-10-1861 o all'avvocato V. Giusti, Torino, 5-11-1860 e a Carlo Pisano, Messina, 12-1-1861 in G. LA FARINA, Epistolario, a cura di AUSONIO FRANCHI, 2 voli., Milano, 1869, voi. 2, pp. 507, 437, 466.
2) A. La Marmora a B. Ricasoli, Napoli, 17-1-1862 in A. LA MARMORA, Car­teggi, Torino, 1928, p. 132; Napoli, 30-1-1862, ivi, p. 138.