Rassegna storica del Risorgimento
Umberto Corsini. Commemorazioni. Comitato Trentino per la Stori
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1994
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Amici scomparsi
decimonono, del quale era uscita la prima parte abbracciante il periodo 1796-1848, appariva caratterizzato da tre obiettivi particolari, direttamente dipendenti dal vincolo triplice che l'aveva legata al mondo tedesco: lo scioglimento del nesso con la Confederazione germanica, la rottura dell'unità amministrativa col Tirolo e, naturalmente, il distacco dall'Austria con l'annessione all'Italia. Questi obiettivi, per la loro natura peculiare e per i tempi in cui vennero progressivamente formulati, rendevano naturalmente differente lo svolgimento del Risorgimento trentino da quello delle regioni italiane non confinarie nelle quali altri problemi di natura culturale, economica e sociale potevano avere maggiore importanza che non nella regione alpina ove la questione nazionale, sentita come preminente e su ogni altro problema sovrastante, assumeva fatalmente il carattere di difesa del gruppo italiano e dei suoi diritti in sede aniministrativa e politica.
Tale difesa, concretizzatasi nel tempo nella richiesta di un'autonomia capace di garantire la tutela etnica e linguistica del gruppo trentino di nazionalità e di lingua italiana contro ogni tentativo di germanizzazione portato innanzi dalla Confederazione, da Vienna o da Innsbruck, era la premessa di ogni discorso politico che necessariamente lo affiancava a quanti vivevano la grande stagione degli ideali liberali e costituzionali di qua e di là dalle Alpi, negli altri Stati preunitari della penisola oltre che, naturalmente, nelle varie aree dell'Impero asburgico analogamente popolate da minoranze etniche e linguistiche sempre più consapevoli della propria identità nazionale.
L'approccio, pertanto, di Corsini alla Storia del Risorgimento che coltivò sempre da studioso e che insegnò da professore universitario per lunghi anni in Venezia, e la motivazione prima del suo accostarsi all'Istituto che a quegli studi era istituzionalmente dedito, derivava proprio dalla particolare sensibilità con la quale, sin dagli anni più verdi, aveva ripensato le vicende della sua regione. Di qui il suo costante ri-fiettere sul formarsi in essa di una coscienza nazionale italiana estrinse-cantesi prima nella richiesta tenace e pressante di un'autonomia che la separasse dal Tirolo tedesco poi in una serrata lotta al pangermanesimo sostenuta dall'irredentismo e quindi nella sempre più decisa volontà di distacco dall'Austria e di unione alla patria italiana. Di qui, ancora, la sua riflessione frequente sui temi qualificanti in modo particolare la vita pubblica trentina dal Settecento in poi, temi che lo portavano a constatare come la regione, il cui apporto attivo ad insurrezioni o a fatti d'arme non era paragonabile a quello di altre aree della penisola càusa la scarsezza dei suoi abitanti e la pochezza del suo territorio, abbia svolto egualmente un ruolo importante sul piano culturale e spirituale, contribuendo all'affermazione dei principi del giusnaturalismo, del costituzionalismo e, soprattutto, del liberalismo, ai quali si opponevano il