Rassegna storica del Risorgimento

Umberto Corsini. Commemorazioni. Comitato Trentino per la Stori
anno <1994>   pagina <254>
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254 Libri e periodici
fino al secondo dopoguerra, dalla capillare presenza della cascina, in buona parte di origine ottocentesca, che rappresenta altrettante aziende agrarie inse­rite, di fatto, entro più ampi campi di forza al cui interno il centro propul­sore è dato dalla città: La campagna diviene sempre più "urbanizzata" e segnata dagli assi stradali, veri e propri tentacoli della città protesi verso di essa (p. 93). La composizione media di una famiglia contadina si aggirava fra .le 12 e le 15 persone, un dato che sintetizza chiaramente il ruolo della cascina come raccordo con gli insediamenti sparsi ma non troppo lontani, che punteggiano le mappe catastali (p. 93).
Cattaneo aveva colto le condizioni della sua epoca, in cui si assisteva nella pianura padana all'affermazione definitiva del capitalismo agrario, dandone una valutazione contraddistinta dall'ottimismo e dalla fiducia nel progresso. Egli scriveva, infatti, nel saggio La densità della popolazione in Lombardia e su la sua relazione alle opere pubbliche, del 1839, che l'addensamento su una data superficie sembra essere uno dei rappresentativi della civiltà, poiché la vicinanza degli uomini rendeva possibile l'associazione e l'aiuto reciproco, consentendo, attraverso l'ingegno e il capitale di costruire gli argini dei fiumi, i canali navigabili, i rivi irrigatori, le livellazioni dei campi [...] tutte insomma quelle opere per cui l'intera superficie va facendosi fruttifera e abi­tata (p. 92). Ma Scaglia e Pegrari notano come, nel lungo periodo, la messa a coltura di nuove terre, sulla spinta del capitalismo agrario, abbia portato a fenomeni negativi, pur rilevandosi un potente fattore di sviluppo economico. Lo sfruttamento sempre più intenso della superficie coltivabile, che d'altronde nel Bresciano si riduce progressivamente per destinare la terra ai complessi industriali o alle infrastrutture, ha avuto il risultato di provocare alterazioni all'ecosistema, dannose per l'uomo.
L'ambiente era stato rispettato, nella sostanza, dallo sviluppo economico e sociale fino agli inizi dell'Ottocento, perché nell'Antico Regime l'uomo aveva mantenuto con la natura un rapporto paritario, quando non di sudditanza per motivazioni culturali o religiose, sorretto dalla convinzione che sia l'uomo che la natura fossero parte di un più vasto organismo con finalizzazione divina. H mutamento prodotto dalla concezione illuministica della natura, intesa come una serie di parti separate utilizzabili da distinti gruppi di interesse, ha por­tato, alla manipolazione ed allo sfruttamento delle singole parti con vistosi danni oggi assai evidenti . Il concetto di crescita indefinita, applicato meccani­cisticamente, si è tramutato in catastrofe. È necessario allora, a parere degli autori, recuperare la convinzione che la società e la natura non sono tra loro conflittuali, ma entrambe dotate di dinamismi propri [...] la cui totalità non è la somma delle parti bensì la reciproca interazione fra di esse (p. 95).
FILIPPO RONCHI
Il Mezzogiorno fra ancien regime e Decennio francese, a cura di ANTONIO CE-STARO e ANTONIO LERRA (Quaderni della Rassegna Storica Lucana,l); Ve­nosa, Osanna, 1992, in 8, pp. 200. L. 20.000.
La benemerita Associazione per la storia sociale del Mezzogiorno e del­l'area mediterranea, dopo la pubblicazione, in due volumi, degli Atti del con­vegno tenuto a Maratea nel giugno 1990 su U Mezzogiorno e la Basilicata fra l'età giacobina e il Decennio francese , ha edito nello stesso anno anche l'intero ciclo dei seminari preparatori alle celebrazioni del bicentenario della rivoluzione. L'insieme di questi stùdi, che ne accompagna tanti altri usciti un