Rassegna storica del Risorgimento
Umberto Corsini. Commemorazioni. Comitato Trentino per la Stori
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1994
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262 8?1 Libri e periodici
lavori, ricollegandoli nel quadro generale della democrazia italiana ed europea. in particolare Della Pemta approfondisce, utilizzando gli scritti di Piancianì sul giornale L'Homme, gli anni dell'esilio in terra dì Francia e d'Inghilterra mettendo in evidenza come proprio in questi anni venne delineandosi in Piancianì un interesse assiduo verso le idee e le dottrine delle varie scuole socialiste, senza mancare di sottolineare la sua originale posizione, per esempio rispetto a Proudhon e alla questione della partecipazione delle donne all'attività politica che il pensatore francese relegava ad una rappresentanza pari ad un terzo di quella dell'uomo e alla quale Pianciani riconosceva invece la piena parità e la piena eguaglianza nella formazione delle maggioranze.
Nuova ed interessante appare pure la sezione che presenta i contributi dedicati a Pianciani ed alla sua attività politica in Umbria, con saggi di Vincenzo Pirro (Luigi Pianciani Gonfaloniere dì Spoleto e cittadino d'Italia), di Gian Biagio Furiozzi {Luigi Pianciani Presidente del Consiglio Provinciale dell'Umbria), di Franco Bozzi {Luigi Pianciani e la cospirazione in Umbria). Sono saggi importanti che aiutano in quello sforzo che abbiamo all'inizio sottolineato e che tenta di liberare la storia del Risorgimento umbro dagli schemi interpretativi, ideologici e radicali, della storiografia post-risorgimentale. Così Vincenzo Pirro ribadisce, con ulteriore documentazione, l'estraneità fisica e culturale del giovane Pianciani ai moti che, a partire dal 1831 e almeno fino al 1836, turbarono l'Umbria ed in particolare Spoleto e che il successivo passaggio nel fronte rivoluzionario va visto e considerato come una evoluzione dialettica: non una conversione improvvisa, di radicale rottura con il passato, ma piuttosto uno svolgimento razionale che secondo Pirro faceva tesoro di quello che aveva acquistato nel periodo moderato trasferendolo sul piano più alto dell'acquisizione di una coscienza civile. Anche Gian Biagio Furiozzi affronta un aspetto poco esplorato qual'è il periodo in cui Pianciani si trovò a capo della Provincia dell'Umbria. Elenca tutte le iniziative e i provvedimenti che propose di attuare e nei confronti dei quali tutte le diverse forze politiche si trovarono in sintonia riconoscendo al Presidente la sostanziale equanimità e il rigoroso equilibrio nelle indicazioni amministrative. Altrettanto originale è l'indagine di Franco Bozzi che rivisitando e mettendo in nuova luce alcuni studi sul Risorgimento umbro, come quelli di Giustiniano Degli Azzi, di Salvatore Fratellini e quelli apparsi sulT Archivio storico del Risorgimento umbro, e accompagnandoli con una dettagliata indagine sul fondo Giudiziario, conservato presso l'Archivio di Stato di Perugia e sul Fondo Pianciani, conservato all'Archivio di Stato di Roma, riesce a fornire una nuova e complessa ricostruzione dell'attività cospirativa in Umbria a partire dai moti del 1820-21 fino alla fine degli anni Settanta.
Complessivamente se dal volume emerge la spiccata vocazione riformatrice della personalità di Luigi Pianciani risultano anche gli scarsi risultati che potè conseguire di concreto durante la sua vita. In questo senso il volume è ancora una conferma che il liberismo europeo, progressista e riformatore, trovava poco spazio nell'Italia di fine Ottocento, dominata da una borghesia immobile e di vocazione conservatrice. Solo nei primi anni del Novecento i principi portati avanti strenuamente dal Pianciani divennero programmi concreti nella politica di Giolitti e solo allora la volontà riformatrice e la testimonianza di Pianciani, forse troppo avanzata per il periodo in cui fu messa alla prova, si rivelò preziosa e in grado di dare un contributo per mettere il nostro paese al passo con l'Europa.
MARIO TOSTI