Rassegna storica del Risorgimento
Umberto Corsini. Commemorazioni. Comitato Trentino per la Stori
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Libri e periodici
stri di ginnastica afcmik sua supremazia su tutàf' le altre associazioni del nuovo Regno).
Per l'età gìolittiana la Ferrara Sforma che, cessata negli archivi dei ministero della Pubblica Istruzione la documentazione su società ginnastiche e Federazione, le fonti archivistiche su di esse, a livello centrale, sono trascurabili. Anche la documentazione sulla Federazione Ginnastica, allora ente morale operante al di fuori del controllo statale, è occasionale, legata a problemi contingenti e di scarsa rilevanza. L'Autrice ha dunque attinto soprattutto agli Atti Ufficiali della Fgi, pubblicati nel Bollettino ufficiale della Federazione Ginnastica Italiana.
Tale Bollettino è stato largamente utilizzato dalla Ferrara anche per il ventennio fascista e l'età repubblicana. Qui sta, a ben vedere, uno tra i maggiori pregi del lavoro in discorso. L'educazione fìsica nell'Italia liberale (1860-1922) era già stata studiata in modo sistematico non solo da Bonetta ma anche da Sergio Giuntini, Sport, scuola e caserma dal Risorgimento al primo confitto mondiale, Padova, Centro grafico editoriale, 1988. Mancavano tuttavia lavori organici per i decenni successivi: e questa lacuna è stata colmata proprio dalla fatica della Ferrara. Oltre al Bollettino l'Autrice ha adoperato i documenti attinenti alla ginnastica e allo sport conservati nella documentazione del Partito fascista, del ministero dell'Interno, della Segreteria particolare di Mussolini, nei carteggi di personalità fasciste e segnatamente nelle carte della Presidenza del Consiglio dei ministri. Quest'ultimo fondo archivistico ha costituito la base della ricerca anche per il periodo repubblicano.
Gli Atti Parlamentari, le riviste ed i giornali specialistici, la pubblicistica minore e la saggistica coeva alle varie epoche analizzate (specialmente quella relativa all'età liberale) hanno fornito alla Ferrara ulteriore materiale, vagliato, come quello archivistico, alla luce anche della numericamente esigua bibliografia disponibile. Il testo è corredato di una ricca e accattivante iconografia, di una appendice documentaria, dell'indice dei nomi e delle società ginnastiche e di una tavola delle abbreviazioni.
Con la medesima scrupolosa ricerca negli archivi e nelle fonti a stampa hanno lavorato i ventitré autori dei saggi contenuti nel volume curato da Adolfo Noto e Lauro Rossi. Poiché però gli scritti in esso contenuti spaziano dalla nascita della Federazione Ginnastica d'Italia alla danza nell'iconografia etnisca e all'ideale atletico nella Grecia antica, ci limitiamo a segnalare in questa sede quelli più attenti agli argomenti tradizionalmente trattati da questa rivista.
A giudizio di Stefano Pivato, docente di Storia del Risorgimento nell'Università di Trieste, l'educazione fisica, lungi dal configurarsi come un insieme di pratiche esclusivamente corporee, divenne in Italia il tramite di una ideologia, di una mentalità e di una attitudine in sintonia con gli indirizzi e i programmi della classe dirigente ottocentesca (p. 38). L'idea della ginnastica intesa come attività primaria per forgiare il concetto di comunità nazionale si diffuse in gran parte dell'Europa centrale e i seguaci dell'Amoros in Francia, gli eredi di Jahn in Germania, i Sokols dei paesi slavi e i ginnasti del neonato Regno d'Italia si proposero come i custodi dell'ortodossia. In questa cornice i movimenti ginnastici espressero un universo simbolico destinato a fungere da veicolo ideologico di un sentire comune ispirato ai valori cardine del nazionalismo , specifica Pivato (anche se a noi sembrerebbe più appropriato parlare di nazionalitarismo). E questi caratteri furono particolarmente evidenti, egli aggiunge, nell'associazionismo ginnastico che sorse nelle terre irredente, che divenne una sorta di laboratorio speri mentali sta delle potenzialità dell'educazione fisica posta a servizio della causa risorgimentale {ivi).