Rassegna storica del Risorgimento

Umberto Corsini. Commemorazioni. Comitato Trentino per la Stori
anno <1994>   pagina <271>
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. Libri e periodici 271
italiano assunse una funzione anticrisi o, più precisamente, si sforzò di superare i limiti del mercato interno. Col secolo XX, il /lusso di esportazione assunse dimensioni quantitative di grande rilievo ed, in seguito alla crisi del 1907, di­venne per certi versi essenziale per la stessa sopravvivenza del settore cotoniero. La rilevanza crescente dell'esportazione nella politica commerciale delle singole aziende viene ben esemplificata dall'Autore con l'esperienza del Cotonificio Can­toni, che nel 1914 arrivò a registrare crediti all'estero per quasi cinque milioni di lire, pari al 57 per cento dei suoi crediti totali. Il punto debole dell'espor­tazione italiana risiedeva, secondo l'Autore, nelle condizioni di vendita che i cotonieri, incalzati dalla crisi, erano costretti a concedere. I cotonifìci, infatti, praticavano forme di dumping che se valevano a conquistare quote di mercato estero, non erano sufficienti a risolvere le difficoltà del settore, tanto più che le possibilità di scaricare sul mercato interno le eventuali perdite subite al­l'estero erano oggettivamente limitate dalle preoccupazioni di non comprimere ulteriormente il consumo nazionale.
Nella seconda parte dell'opera, il Romano affronta i problemi di gestione delle imprese cotoniere. Il consueto ricorso ai capitali di parenti ed amici costi­tuiva una costante dell'avvio dell'attività industriale. Alla vigilia della prima guerra mondiale, la maggior parte dei grandi cotonifici lombardi si presentava nella forma della società anonima, mentre le imprese di piccola e media dimen­sione preferivano l'accomandita semplice, la società in nome collettivo o la ditta individuale. L'Autore giunge alla conclusione che il settore cotoniero pro­duceva al suo interno, mediante rautofinanziamento, il capitale necessario all'av­vio delle nuove imprese, almeno per il primo quarantennio dopo l'Unità. Molte cose, però, cambiarono con la comparsa sulla scena economica delle banche <c miste ed ancora più con l'avvio della rivoluzione industriale dell'età giolittiana. Se la concessione, da parte di tali banche, di prestiti o di crediti speciali dilazionati risultava poco frequente, ed ancor meno la partecipazione alle emissioni obbligazionarie, più comune era l'interessamento agli aumenti di capitale, o al loro reintegro, quando, dopo il 1907, molti capitali vennero sva­lutati. In realtà, però, i legami più stretti fra banche e industria cotoniera si instaurarono con il finanziamento dell'acquisto della materia prima o di semi­lavorati, quindi, di capitali richiesti per finanziare la gestione corrente e non per sovvenire ai piani di investimento dell'azienda, già realizzati ricorrendo spesso a forme di autofinanziamento. Non furono, però, solo gli istituti di credito ad offrire risorse monetarie: agli aumenti di capitale parteciparono altre società o singoli imprenditori, cosi da creare, osserva il Romano, un abbozzo di intrecci societari in un settore che da sempre privilegiava strutture proprie­tarie semplici e tendenzialmente chiuse. Non mancò, inoltre, il ricorso al ri­sparmio diffuso: nel 1908, alla Borsa di Milano erano quotate le azioni di sedici società cotoniere lombarde.
Se si compilasse una bilancia commerciale regionale del settore cotoniero risulterebbe certo un saldo attivo, ma non così alto quanto ci si attenderebbe dal vasto giro di capitali messo in azione. Decine e decine di milioni di lire prendevano ogni anno la via dell'estero, solo per acquistare le materie prime essenziali. Inoltre, il cotonificio lombardo non godette mai di una forza mo­trice che riunisse in sé le due proprietà ottimali dell'abbondanza (cioè della perfetta corrispondenza a bisogni crescenti) e del basso o bassissimo costo. Le oscillazioni della domanda, poi, compromettevano la redditività degli investi­menti in impianti e macchinari, caricando le imprese di oneri finanziari e con­ducendo ad una prolungata sottourilizzazìone degli stessi. Lo sviluppo dell'in­dustria cotoniera, però, potè avvalersi di un'offerta di forza-lavoro se non Illi­mitata certo esuberante rispetto ai propri bisogni, anche se spesso agivano