Rassegna storica del Risorgimento
Umberto Corsini. Commemorazioni. Comitato Trentino per la Stori
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1994
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275
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Libri e periodici 275
resistenza; anzi aveva con sé un apposito registro per raccogliere le adesioni degli operai sfiniti dallo sciopero: "Quelle poche migliaia di lire così Turati serviranno a fondare il primo nucleo di una cassa di resistenza, la cui organizzazione sarà la vittoria dei vinti" pp. 49-50). Briguglio evidenzia il vero problema per i lavoratori in lotta: la mancanza di fondi. In questo senso, efficace quant'altri mai, la frase che Turati ripeteva nei suoi comizi: Per la guerra ci vogliono tre cose: denari, denari e denari . Una prima, cruda, disamina su quello che potremmo definire il problema principe nell'Italia contemporanea: i costi della politica, la necessità, per l'organizzazione del consenso, di un apparato in grado di reperire i finanziamenti. La visione politica di Turati aveva, com'è noto, uno dei suoi punti di forza nella valutazione realistica dello scontro di classe. Non a caso, insomma, colui che sarà uno dei leaders nella storia del socialismo italiano non nasconderà mai la sua irriducibile ostilità verso un'ideologia rivoluzionaria basata sulla dittatura del proletariato: Turati non si riteneva interprete infallibile della funzione rivoluzionaria del proletariato e quindi non intendeva la lotta politica come un obiettivo strategico di classe. Non era un hegeliano assertore dell'immanenza dell'ideale in ogni esplicazione storica, ma un democratico progressista, poi marxista "positivo" e problematico (non perciò eclettico o empirico) che considerava ogni realtà storica figlia del proprio tempo e non alla luce di teorie assolute, per non dire metafisiche. Sapeva quindi essere, quando era il caso, anche sperimentalista. Da qui le sue riserve di fondo sulla costruzione dello Stato moderno inteso come diretta conseguenza della dittatura rivoluzionaria (p. 12). Conferma, in questo senso, arriva da Leo Valiani (cui Briguglio dedica il libro) che nei suoi Scritti di storia pone l'accento sul fatto che Turati mai fece proprie le tesi marxiste su violenza e dittatura del proletariato.
Altro merito (impossibile elencarli tutti) dello studio dell'Autore è aver posto attenzione particolare ad un anno cruciale per la storia del socialismo italiano, il 1871. Infatti, vennero fondate le Camere del lavoro di Piacenza e di Milano (la prima, quella di Torino, aveva approvato il suo statuto nell'ultimo trimestre del '90), si verificò un "salto numerico" degli scioperi soprattutto a Milano dove nacque la vigorosa Lega di resistenza fra cui gli operai metallurgici e affini; vide la luce l'importante rivista di Turati: Critica sociale e fu pubblicato per la prima volta in lingua italiana, a cura dell'anarchico Pietro Gori, il Manifesto del partito comunista (p. 29). Non solo: Anche in campo anarchico il congresso di Capolago del gennaio '91 indicava la meta della "rinnovazione sociale"; la Rerum Novarum impresse poi la nuova sicurezza al socialismo cattolico europeo nel contendere al "socialismo scientifico" la sua favorevole posizione (pp. 29-30). Ma il culmine di quell'anno fu il Congresso operaio che si svolse il 2 e 3 agosto a Milano detto di fondazione e primo atto del Partito dei lavoratori. Cessava di esistere il Partito operaio italiano e, su buona parte della sua tradizione, si gettarono le basi del partito politico della classe lavoratrice (p. 30).
Fra i tanti motivi d'interesse, ci pare che Briguglio colga nel segno quando, rilevata attraverso la lettura di preziose tabelle (cfr. pp. 30-31) l'assenza delle regioni centro-meridionali, afferma che il Congresso operaio di Milano può essere considerato uno dei pochi (se non l'unico) in cui "scuole" e correnti diverse riuscirono a partecipare senza preclusioni e ad esprimersi liberamente, anche perché non fu posta l'esclusione dei delegati non operai (p. 31). In questa sede, come accennato, non è possibile analizzare tutti gli aspetti del volume. In particolare i rapporti tra Turati e Antonio Labriola, le analisi del primo sulle varie forme di anarchismo presenti in Italia.
Dunque, e per concludere, un libro che ben si colloca nello scaffale