Rassegna storica del Risorgimento
Livorno. Storiografia. Secolo XIX
anno
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1994
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pagina
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301
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Il filellenismo a Livorno 301
così? Altre ricerche merita questa affascinante figura di rivoluzionario. Un dato comunque è certo: la mite polizia granduchista, ancora una volta, mostra di temere anche solo la cosiddetta diffusione delle idee . U caso del Domenichelli ne è tipico esempio. Non un'imputazione precisa, ma solo vaghe prove di lettere e confidenze di opinioni. In quei turbolenti anni Trenta qualcosa, evidentemente, di molto grosso andava maturando nel Granducato della Toscana felix. Il germe della Rivoluzione nazionale di tendenze cosmopolite stava attecchendo, affratellando sotto un'unica bandiera giovani italiani, greci e còrsi, secondo una costante che abbraccerà tutto il nostro Risorgimento.
fino ad ora poco studiata, di Giovanni Panaiotti Palli figlio del console greco a Livorno e fratello di Angelica, la poetessa su cui si veda più avanti. Le due figure, quelle di Giovanni e di Ciriaco, sono diverse: Domenichelli, eroe romantico, senza una 'lira in tasca, incline a passioni politico-amorose veementi; Palli, figlio di un ricco possidente (il console greco, appunto), cresciuto in ambiente cospirativo fin dalla più tenera età. La sua è una funzione di dirigente dei Veri Italiani, infatti fonda a Firenze la famiglia numero 18 {ASF, BGS, 1834, f. 16, a. 187, E. MICHEL, F.D. Guerrazzi, cit., p. 261, e C. FRANCOVICH, Albori, cit., p. 162). Di Giovanni Palli si sente parlare sin dal 1832. Il console austriaco in Livorno Tausch, infatti, segnala alla polizia che in casa del Guerrazzi si riuniscono seralmente fino a notte avanzata i più noti liberali che si trovino in Livorno [...], il greco Palli, giovine possidente e ricco. (Cfr. J. WHITE MARIO, Della vita di Giuseppe Mazzini, Milano, Sonzogno, 1885, p. 120). Ma la vera e .più intensa attività politica del Palli si ha nell'anno cruciale 1833 con la decisa espansione dei Veri Italiani. La setta segreta di ispirazione buonarrotiana è in fase ascendente. A Livorno esistono due famiglie, la numero 16 e la 17. C'è anche una misteriosa V Sezione, il braccio armato della società di Carlo Guitera. Qui il Palli ha un posto di rilievo, non foss'altro perché, nella sua tenuta di Limone, avvenivano le esercitazioni militari (cfr. C. FRANCOVICH, Albori, cit., p. 155). Si formavano gruppi di dieci o dodici individui, tutti più o meno armati di pistole. I giovani erano guidati da un capo che teneva un'asta con una pezza rossa legata alla cima. Ma non solo per questo i Veri Italiani si radunavano nella villa di Giovanni Palli: le riunioni più propriamente politiche si tenevano 11 o a Palazzo Bartolommei.
Tale, come si accennava, la diffusione della società in Toscana che il Nostro, studente in medicina chirurgica come il Domenichelli a Santa Maria Nova a Firenze, fu incaricato di fondare una famiglia nella Capitale del Granducato. Infatti, tra le accuse che verranno a lui rivolte dopo l'operazione di polizia che smantellò i Veri Italiani, la maggiore è quella di essere un Propagatore . In una nota del Buon Governo, datata 17 ottobre 1833, si afferma che è stato chiesto l'arresto di quel Palli Giovanni perché organizzò in Firenze quella [famiglia] di n. 18 (ASF, BGS, 1834, f. 16, a. 187). Ma il fatto interessante è che il Palli, il cui nome di guerra era Pagano, fuggì immediatamente da Firenze, il 3 settembre per l'esattezza. Luogo di destinazione è la Grecia, come avverte la stessa nota della polizia. In esilio, il giovane cospiratore morì, senza aver scontato i cinque anni di confino a Grosseto comminatigli dal tribunale che giudicò i Veri Italiani e la Giovine Italia, Non fu comunque dimenticato: il matematico Lavagna pianse la sua morte immatura con un carme inedito di bei concetti .