Rassegna storica del Risorgimento

Societ? geografica italiana. Abissinia. Secolo XIX
anno <1994>   pagina <315>
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La Società geografica e VAbissinia 315
tari egiziani e turchi in seguito al soggiorno del duca e della duchessa d'Aosta al Cairo per l'inaugurazione del canale di Suez.153 Ed anche negli anni a venire il re d'Italia diede mostra di munificenza verso i sovrani di quelle coste dell'Africa occidentale.
Era però soprattutto verso la costa orientale dell'Africa che si indi­rizzavano gli interessi e le speranze degli esploratori italiani e di quanti guardavano allo sviluppo dei traffici marittimi, come appunto le Camere Commerciali delle più importanti città d'Italia con in testa Genova.16* Ed era proprio un figlio della Liguria, quel Giuseppe Sapeto, ex-lazza-rista, con alle spalle una vita trascorsa in Medio Oriente ed in Abis-sinia,73 ad indicare all'Italia la via da seguire per il pacifico sviluppo
fase. 156). Questa politica personale di Vittorio Emanuele II avrà come esito pratico quello di favorire qualche mese dopo la stipulazione del trattato italo-tunisino (del Bardo) dell'8 settembre 1868.
f ACS, ivi, anno 1869, fase. 1533. In quell'occasione il console italiano al Cairo aveva scritto con certo sarcasmo: [.,.] Il trambusto, le noie delle feste per l'apertura dell'Istmo sono ormai finite: ce ne resta la memoria. Il solo Vice Re le .prolunga nell'Alto Egitto con una bella invitata francese che per caso si è qui dimenticata. Non si è Khédive per niente. Solleva lo spirito affranto delle ambascie che gli ha .procurato la S. Porta con i suoi reclami. Noi ci contentiamo delle distra­zioni che ci offrono Choubrah e il Teatro dell'Opera Italiana (Domenico Brunenghi a Aghemo, Cairo, 31 dicembre 1860, s.n., in ACS, ivi).
Come è noto, Vittorio Emanuele II non potè partecipare all'inaugurazione del canale di Suez perché proprio alla vigilia di quella manifestazione internazionale cadde gravemente malato.
ì6> Cfr. R. CIASCA, Storia coloniale, cit., pp. 67-74; G. VOLPE, Italia moderna, voi. I, cit., p. 67.
i75 Nato a Carcare (Genova) il 27 aprile 1811, Giuseppe Sapeto entrò nel 1829 a far parte dei lazzaristi (o preti della Missione), congregazione di sacerdoti fondata da S. Vincenzo de Paoli. Dal 1834 iniziò la sua attività missionaria prima in Libano, quindi in Egitto, dove si unì agli esploratori francesi fratelli D'Abbadie per penetrare in Abissinìa lungo la via di Massaua. In Abissinia il Sapeto fu aggregato alla mis­sione istituita da mons. J. De Jacobis ed ebbe incarichi di una certa importanza, come quelli di fare da interprete alla missione diplomatica inviata dal degiasmàc Negussiè da Pio IX e da Napoleone III per ottenere aiuti contro il negus Teodoro, e alla missione dell'inviato francese conte Russel, presso lo stesso Negussiè. Nel 1861 il Sapeto fa Incaricato dalla direzione della Biblioteca Nazionale di Parigi di sosti­tuire Michele Amari nell'ordinamento dei manoscritti orientali. Nel frattempo il Car-carese aveva deciso di spogliarsi dell'abito di lazzarista: la passione per le esplora­zioni, ì progetti di colonizzazione, e soprattutto la fedeltà al suo paese (prima il Regno di Sardegna, poi quello d'Italia), ma anche l'emarginazione a cui erano desti­nati i lazzaristi italiani da parte del loro generale p. Etienne, si erano rivelati più forti di qualsiasi impegno pastorale e missionario. Nel 1863 il Sapeto si trasferì a Firenze per sostituire nella cattedra di lingua araba all'Istituto di Studi Superiori ancora una volta Michele Amari, nominato in quel torno di tempo ministro della Pubblica Istruzione. Dal 1864 al 1891 insegnò la lingua e la letteratura araba nel­l'Istituto Tecnico di Genova. Morì il 25 agosto 1895 a Genova. Su questa singolare figura di missionario e profeta del colonialismo italiano, v. G. GIACCHERÒ e G. Bi-