Rassegna storica del Risorgimento

Societ? geografica italiana. Abissinia. Secolo XIX
anno <1994>   pagina <321>
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La Società geografica e l'Abissinia 321
giovamento l'espansionismo islamico, e con esso la potenza militare e politica dell'Egitto o della Turchia.32) Lo stesso Cristoforo Negri, così alieno in questi anni da interessi e da simpatie per l'Abissinia, nel discorso tenuto ai soci della S.G.I. in qualità di presidente il 17 gen­naio 1869 aveva ritenuto anch'egli di esprimere le preoccupazioni del­l'opinione pubblica internazionale sui malcerti destini di quella terra:
L'islamismo avanza nell'Artrica, invadendo i paesi pagani del centro, e se il surrogarsi dell'islamismo al feticismo brutale è certamente un progresso, riflettiamo che rende più difficile il progresso futuro, quello cioè della tra­sformazione dei pagani in cristiani. Anzi un paese cristiano, quantunque di un cristianesimo così degenere che poco migliore divenne dell'islamismo e del paganesimo, sta per essere, a quanto ci sembra, invaso dall'islamismo, e do­minato da quello. È l'Abissinia, e questo si è l'effetto probabile della spe­dizione inglese. Gli inglesi hanno abbattuto l'indegno Teodoro, ma in Teo­doro ancor s'accentrava la forza dell'Abissinia cristiana, che è combattuta dai Turchi nel Nord, e dai Galla maomettani nel Sud. Rotta la resistenza del­l'Abissinia cristiana noi possiamo bene aspettarci di vedere la luna falcata dove si innalzava la croce.33*
Proprio in occasione della spedizione inglese in Abissinia, alcuni soci della S G.I., tra i quali Luigi Torelli e Guglielmo Berchet, avevano insistito presso il Negri perché si approfittasse dell'occasione per inviare al seguito di quelle truppe un naturalista di chiara fama; il Negri, però, aveva risposto a quelle istanze nel discorso pronunciato nell'adunanza generale della S.G.I. il 15 dicembre 1867 con un fin de non recevoir, ritenendo che dalle esplorazioni dell'inglese Bruce in poi, fino ad arri­vare a quelle* degli Scimpfer, e dei fratelli D'Abbadie, l'Abissinia fosse
33 Tale preoccupazione era espressa esplicitamente in alcuni articoli apparsi sulla Revue des Deux Mondes, la quale, nonostante l'antagonismo coloniale esistente tra la Francia e l'Inghilterra, auspicava che quest'ultima potenza non abbandonasse l'Abis­sinia a se stessa dopo la vittoria sullo scomposto esercito di Teodoro, ma tentasse di costituire in quella terra un governo autoctono stabile che potesse dare delle garanzie alle altre potenze europee: v. G. LEJEAN, L'Abyssinie en 1868. Uexpédition anglaise et Théodori II, in Revue des Deux Mondes, a. XXXVIII (1868), t. 74", pp. 187-216; H. BLERZY, La guerre d'Abyssinie, ivi, a. XXXVIII (1968), t. 76, pp. 417-451; L. DHENDECOURT, Uexpédition d'Abissinie en 1868, ivi, a. XXXIX, t. 80a, pp. 529-562.
Al momento della spedizione inglese contro Teodoro, però, una larga parte dell'opinione .pubblica, di tendenza anglofoba, aveva ritenuto che -le efferatezze del negus contro i sudditi inglesi, che si erano verificate a partire dal 1863-64, costi­tuissero soltanto un alibi politico del governo di Londra, il quale con quell'azione tentava di rimediare allo scacco subito nel Mar Rosso ad opera della Francia con la conclusione dei lavori di Suez da questa potenza promossi e dalla Gran Bretagna osteggiati fino allora,
3 Discorso del 17 gennaio 1869, in Boli S.G.L, fase. 2 (febbraio 1869), p. 113.