Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Genova. Secolo XIX
anno <1994>   pagina <505>
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La mendicità a Genova
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invigilarlo . Propone la costituzione di una Giunta superiore che sgom­bri le strade , promuova case per i poveri, procuri soccorsi agli indi­genti suddivisi per quartieri, crei commissioni secondarie di individui probi e zelanti che agiscano senza parzialità, sorteggiando i nomi da assistere da un'urna. Ma privilegiando chi adempie i doveri di reli­gione. Bisogna curare il buon costume; dar lavoro anche a domicilio, accrescere l'Albergo, censire le famiglie povere. Il piano, che prevede commissioni e strutture, si basa essenzialmente sull'opera dei parroci, cura soprattutto le visite a domicilio, ha forti valenze religiose e morali, condanna parcellizzazioni e disordini.30*
Il ministro si è chiuso in rigoroso silenzio di fronte al Progetto per estirpare la pubblica mendicità inviato nel marzo dal cardinale Ta-dini. Il quale insiste con una nuova lettera il 28 dicembre, lamentando il non riscontro , e muove nuove istanze. Il prelato si rifa alla cir­colare del ministro Escarène del 28 agosto 1833: a carico dei comuni c'è un soverchio dispendio , la tassa è assai grave a somiglianza della famosa tassa dei poveri. Diceva Escarène che non potendosi im­pedire l'esercizio della mendicità quando non si provveda il mendicante di nutrimento e d'asilo si dovrebbe permettere di mendicare a quei poveri che non si potessero accogliere. Tadini accenna alle perplessità sulla proposta dell'articolo 11 che violerebbe le intenzioni dei donatori, e offre un quadro abbastanza ottimistico della situazione: secondo lui la maggior parte dei poveri che presentemente vanno accattando per le strade cesseranno spontaneamente dal mendicare al primo annunzio che siasi dal Governatore proibita la pubblica questua . Il numero dei mendicanti da sistemare all'Albergo non giungerà per certo a trecen­to , mentre c'è posto ancora per 500. Solo in caso di carestia o pub­blica calamità bisognerebbe permettere che indigenti inabili procuras­sero di guadagnarsi il pane implorando anche pubblicamente la carità dei facoltosi ; ma si tratterebbe di cosa temporanea. Il vivere disordi­nato è sorgente di delitti e di ogni genere di immoralità. Con una sola cassa le elemosine sarebbero più che bastanti; si può ripartire equata-mente ed utilmente tra i poveri; i distributori sarebbero nominati dai
W A.S.T., 120. - Memoria rimessa da Carrega Antonio B. - A Pralormo, 24 di­cembre 1835. Prevede la costituzione di una Giunta superiore che si occupi dell'or­ganizzazione delle commissioni secondarie, censisca i poveri nei quartieri, procuri ì soccorsi, allontani i forestieri, provveda a! ricovero degli inabili. L'art. 15 stabilisce cne i soccorsi verranno di preferenza accordati a quelli che adempiranno ì doveri di religione, che saranno temperanti, ed i cui figli giustificheranno essere ascrìtti alla pia opera di S. Raffaele e Santa Dorotea. Si faranno visite a domicilio, e si dovrà anche (art. 32) sorprendere con visite straordinarie quelle famiglie che lor daranno qualche sospetto.