Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Risorgimento. Protestantesimo
anno
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1994
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pagina
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516
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Giorgio Spini
l'ineffabile Solaro della Margarita. Le introduzioni traggono le conclusioni da questo lavoro filologico e danno così la visione d'assieme della formazione progressiva, anche in Piemonte, di un partito liberale-nazionale, legalitario ma non per questo disposto a sopportare all'infinito l'egemonia della casta aristocratica, alieno dalle avventure rivoluzionarie ma non per questo chiuso ad istanze di riscatto delle masse popolari dalle loro miserie, e coraggiosamente aperto ad esperienze ed influssi europei. Insomma, un partito decisamente più a destra di Mazzini e dei mazziniani, ma un bel po' più a sinistra di Cavour: e non parliamo poi di Cesare Balbo e di Massimo d'Azeglio. Forse ci dimentichiamo un po' troppo che Cavour potè fare tante belle cose solo perché c'era il connubio e il connubio ci fu solo perché in Parlamento c'era una sinistra liberale abbastanza forte da far pesare le proprie vedute.
Chi scrive queste righe è anche l'autore di un libro su Risorgimento e Protestante e come tale ha trovato nel Carteggio Valerio una lettura piena di un interesse affascinante. E' addirittura impressionante, infatti, la copia di materiali offerti da questa pubblicazione intorno ai rapporti fra Italia risorgimentale e ambienti protestanti. Tanto più significativa però è tale copia quanto meno Valerio aveva motivi personali e familiari di avere rapporti con protestanti, come li aveva avuti si può dire fin dalla nascita il conte di Cavour. Anche in questo Carteggio non c'è traccia di presenze protestanti per un buon numero di anni. Neanche i lunghi viaggi che il giovane subalpino intraprese per ragioni di commercio nei paesi dell'Europa centrale e orientale furono per lui occasione di conoscere alcunché di protestante. Non c'è traccia neppure dei valdesi, che pur stavano per così dire sull'uscio di casa per un torinese come Valerio. Probabilmente, erano troppo chiusi nel loro ghetto subalpino per dare gran che nell'occhio: e se ne uscivano, erano più attratti da Londra, Amsterdam e Ginevra che non da Torino. Ma basta invece che Valerio cominci ad accoppiare un'impresa mirante al progresso della società, come le Letture "Popolari, alla sua attività professionale nel setificio di Aglié perché subito si stabilisca un rapporto di calda amicizia e di collaborazione anche sul piano personale con Vieusseux. Dai primi del 1838 in poi, non passa mese o quasi senza uno scambio epistolare fra l'oriundo ginevrino e il manager subalpino, in cui questi si rivolge a quello col tono deferente del discepolo verso il maestro. Si tocca con mano quale autorità morale e quale funzione di guida avesse Vieusseux anche sul piano nazionale italiano, oltre che su quello locale toscano, offrendo a tutti i buoni un punto di unione , come scriverà Valerio in una lettera del 1840.3)
2) G. SPINI, Risorgimento e Protestanti) 2 ed., Milano, 1989.
3) L. Valerio a G. P. Vieusseux, 18 maggio 1840, Carteggio, cit., I, p. 299.