Rassegna storica del Risorgimento

Commemorazioni. Matteo Fantasia
anno <1994>   pagina <522>
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Amici scomparsi
Ma, dinanzi al suo feretro, pur nella commozione e nel dolore, è andata emergendo una più matura e virile consapevolezza: che cosa Mat­teo Fantasia si sarebbe aspettato da noi? Che cosa Egli avrebbe voluto che noi facessimo, oltre il dolore e oltre il compianto? E sono riecheg­giate nella mia mente, nella mente di tutti i suoi collaboratori del comi­tato provinciale, le parole che egli pronunciò il 30 novembre 1989, aprendo i lavori del VII convegno di studi risorgimentali pugliesi e che, alla luce di quanto è successo, sembrano suonare in modo quasi profetico.
Riferendosi alle mete che egli poneva al comitato di Bari, e in par­ticolare a questo congresso, così affermò: un appuntamento che temo di aver avuto l'audacia di fissare troppo in anticipo per il carico dei nostri anni e al quale mi auguro comunque che il comitato di Bari non vorrà mancare, da chiunque tra cinque anni esso sarà presieduto e di­retto .
Se ho voluto, pur con animo addolorato, ricordare queste parole, è perché in esse sono contenuti un desiderio e una eredità morale alla quale nessuno potrebbe sottrarsi senza essere tacciato di diserzione.
Soo sulla base di questo legato, perentorio e inderogabile, chi vi parla ha oggi trovato il coraggio di prendere la parola, non per tentare di sostituirlo nell'importante discorso che Egli vi avrebbe rivolto cosa impossibile per chiunque ma solo per parteciparvi il ricordo e la me­moria dell'illustre scomparso e per affermare, a voce alta, che Matteo Fantasia è e sarà sempre tra noi e che questo congresso che egli volle realizzare, spendendo sino ai limiti dell'estremo sacrificio di sé, ogni sua risorsa materiale, morale e fisica si apre nel suo nome.
Matteo Fantasia era studioso serio e sensibile, oltre che appassio­nato custode delle memorie risorgimentali; credo, pertanto, di potere affermate che la motivazione profonda che lo ha spinto in questi anni e mesi a lottare tenacemente per portare a Bari il congresso nazionale sia di ordine squisitamente storico ed etico-politico.
Aprendo i lavori del nostro ultimo convegno di studi risorgimentali pugliesi PVIII della serie, dedicato alla crisi dello Stato liberale e ribadendo la necessità di difendere ad oltranza il Risorgimento, patri­monio dell'Italia contemporanea , egli ebbe a dire testualmente, il 28 novembre 1991: noi dobbiamo condurre fino in fondo la nostra bat­taglia, che è di studiosi da una parte e di Italiani dall'altra, nel senso che mentre i primi sono impegnati a cercare le radici che avvalorino le scélte dei nostri Padri, i secondi, gli Italiani degni di questo nome, e quindi studiosi in prima linea, difendono la insostituibile ricchezza ere­ditata: l'unità, la libertà e l'uguaglianza, che se non sono state, specie le ultime due, pienamente realizzate, possono ancora raggiungere la meta, senza mettere a rischio però la prima ed essenziale: l'unità .
Queste poche righe racchiudono in sé e lasciano emergere a tutto