Rassegna storica del Risorgimento
Commemorazioni. Matteo Fantasia
anno
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1994
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pagina
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525
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LIBRI E PERIODICI
LUIGI MASCILLI MIGLIORINI, II sistema delle Arti; Napoli, Alfredo Guida Editore, 1992, in 8, pp. 229. L. 35.000.
Uno degli aspetti essenziali deiPafrermazione del modo di produzione capitalistico in Italia fu il superamento del sistema corporativo. Si trattò di un processo di lunga durata, alla cui conoscenza, per quanto riguarda la parte meridionale del nostro Paese, porta un nuovo e valido contributo il volume di Mascilli Migliorini.
Il problema delle Corporazioni ha suscitato e continua a suscitare un acceso dibattito fra gli storici. L'interpretazione più diffusa (che si ripercuote anche sul livello della divulgazione scolastica) è che le Arti, nell'epoca della nascita dell'impresa capitalistica e dello sviluppo mondiale dei traffici commerciali, abbiano costituito un impaccio con i loro regolamenti. Esse sarebbero state il piombo nelle ali che avrebbe impedito alle manifatture italiane di mettersi al passo con la contemporanea evoluzione dei più progrediti paesi europei. Il sistema delle Arti diviene, quindi, una specie di capro espiatorio con il quale si tenta di spiegare la decadenza economica italiana a partire dal Seicento.
In realtà, questo schema interpretativo risulta discutibile per due principali ragioni, riassunte da Mascilli Migliorini che, nella parte iniziale del libro, riprende anche alcuni spunti forniti dagli studi di Paolo Malanima. In Italia, il mutamento della più importante attività manifatturiera, quella tessile, era stato caratterizzato, fin dal Cinquecento, dalla ricerca di manodopera a buon mercato nelle campagne. La riduzione del costo del lavoro che in tal modo si otteneva era indispensabile per fronteggiare la concorrenza inglese ed olandese. Ma una simile ristrutturazione trovò un ambiente favorevole solo laddove era possibile realizzare una vantaggiosa integrazione tra reddito agricolo e reddito manifatturiero, ossia nelle regioni dove prevalevano l'allevamento e la produzione casearia, attività che non richiedevano un'alta produttività della forza-lavoro. In altre zone (ad esempio nella Toscana cerealicola e mezzadrile) era difficile allargare alla campagna le industrie cittadine. E fu in quelle zone, appunto, che le Corporazioni poterono mantenere gran parte della loro influenza e rappresentare istituzioni ancora funzionali alle esigenze dei settori da esse controllati. Non si può prescindere, inoltre, dagli aspetti assistenziali e religiosi legati all'origine e alla vita delle Arti. Le componenti più deboli del sistema corporativo (garzoni e apprendisti) con l'abolizione delle associazioni di mestiere e l'adozione di provvedimenti liberisti vedevano minacciate le loro possibilità di tutela sociale e perfino di esistenza materiale. Se le fasce più povere di lavoratori erano convinte che dalla soppressione delle Arti sarebbero derivate la perdita di garanzie sociali e, in prospettiva, la disoccupazione, gli imprenditori puntavano, invece, su una riorganizzazione che, sancendo la libertà del lavoro , abolisse la determinazione legale dei salari e consentisse di affrontare la concorrenza internazionale.