Rassegna storica del Risorgimento
Commemorazioni. Matteo Fantasia
anno
<
1994
>
pagina
<
526
>
526
Libri e periodici
In Italia, questo contrasto, che aveva paralizzato l'azione dei governi dell'Antico Regime nell'ultima fase della loro vita, fu risolto soltanto grazie alle rivoluzionarie baionette napoleoniche. Basandosi sul convincente argomento della minaccia armata, le autorità francesi fornirono gli strumenti normativi e le strutture istituzionali in cui agevolmente inserire la liberalizzazione dei rapporti sociali. La lista dei problemi lasciati aperti dallo sfascio di un equilibrio secolare quale era quello creato dal sistema delle Arti risultò assai lunga ed amara: determinazione dei prezzi dei prodotti di prima necessità, controllo della qualità delle merci, regolamentazione dei tempi e delle condizioni di lavoro. Tutte questioni che i pensatori illuminati ritenevano sarebbero state risolte dal libero gioco del mercato , cosa che ovviamente non accadde. Ma intanto gli imprenditori erano riusciti a sciogliersi dai lacci e lacciuoli corporativi, ritenuti un intralcio insopportabile alla loro libertà. I lavoratori salariati, che avevano difeso fino all'ultimo, di fronte all'avanzata dell'individualismo e dell'egoismo proprietario, l' unione fraterna di tutti i produttori nei corpi di mestiere furono indotti ad inoltrarsi sempre più decisamente sulla strada dell'autonomia organizzativa, cercando risposte nuove ad un vecchio bisogno: stare insieme per essere più forti e più sicuri del proprio lavoro, del proprio salario, del proprio futuro. La soppressione delle Corporazioni, insomma, travolse un sistema di garanzie relative all'esistenza quotidiana dei più umili lavoratori, che sì sarebbero riorganizzati solo attraverso le faticose tappe del mutualismo ottocentesco.
Anche le vicende delle Arti del Regno delle Due Sicilie di cui si è occupato nel suo studio Mascilli Migliorini si situano nel quadro generale appena delineato. Il processo dissolutivo fu molto lento (dal 1750 circa al 1825), ma in una fase storica contrassegnata dall'innovazione tecnologica e dalla concorrenza risultò sempre più difficile, ed infine impossibile, la difesa del vecchio sistema. E' significativo rileva l'autore che i settori più decisi nel sostenere la necessità dello scioglimento delle Corporazioni fossero proprio quelli dove si affermava una forma di produzione che offriva merci di prezzo più conveniente, da un lato abolendo le difficili e costose lavorazioni di qualità, dall'altro sopprimendo le tutele sui lavoratori, che costituivano i due aspetti essenziali del sistema corporativo.
Si verificò uno scontro generazionale. Gli artigiani più giovani premevano per il superamento di ogni controllo, facendo valere il successo di mercato e di pubblico come suggello più rilevante di qualsiasi approvazione delle Arti. Gli anziani maestri, invece, non riuscivano ad immaginare il mestiere che come un laborioso cursus di apprendimento di tecniche, in grado di garantire la produzione di merci di altissima qualità.
In questo contesto solcato da forti tensioni, l'atteggiamento del governo borbonico fu indeciso. La sua cauta condotta in materia corporativa esprimeva la consapevolezza del rischio di una destrutturazione dell'edificio sociale senza avere a disposizione nessun serio strumento {oltre alla miracolosa mano invisibile del mercato ) per fronteggiare le situazioni di sofferenza che inevitabilmente si sarebbero create. Fu, non a caso, soltanto con la rivoluzione liberale del 1820-21 che verme presentato un radicale progetto di soppressione generalizzata delle Arti. I liberali, dichiarando di voler comunque riservare ad esse l'esclusività dell'intervento assistenziale, non coglievano (o facevano finta di non capire) il nesso, determinatosi nell'esperienza corporativa, tra tutela caritativa e controlli produttivi, tra assistenza ed economia. La rottura di questo legame storico si inseriva in uno schema ideologico che aveva modo di manifestarsi ora apertamente. Scriveva, ad esempio, l'intendente delle province di Napoli, Carlo Filangieri: La libertà delle industrie la più indefinita è la condizione assoluta della ricchezza delle nazioni. L'interesse personale rischiata meglio