Rassegna storica del Risorgimento
Commemorazioni. Matteo Fantasia
anno
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1994
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pagina
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529
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Libri e periodici 529
tale, e con essa la personalissima facies umana e critica delTA., da imporre senza scampo un procedimento del genere, l'unico idoneo a render ragione con adeguata fedeltà àeH'animus delTA. medesimo e dell'originalità del tutto particolare con cui egli maneggia e subvertit tesi interpretative più o meno consolidate.
Anzitutto, dunque, l'A., che noi impariamo a conoscere, fin dal risvolto di copertina, come colui che cauto errava in cerca Non so se d'erbe contro un male insonne O di fiori per florido banchetto . I versi pascoliani de I vecchi di Ceo li ho messi io, ma l'immagine è ben dell'A., il quale descrive se stesso quale appassionato conoscitore... del residuo mondo pastorale del Mezzogiorno a cui, con una personificazione metaforica e preromantica che gli si direbbe suggerita dall'odiosamato Rousseau, dedica questo libro.
Il mondo delle capre, dunque, e le donne Mietean cantando, e risonava al canto L'aspro citareggiar delle cicale Su per le vigne solatie dei colli per tornare allo spettacolo che si offre agli antichi atleti Panthide e Lachon nell'atto di prendere congedo dalla vita. Ma questo mondo è pur quello dell'antico regime, protrattosi per secoli, se non vogliam dire per millenni, al quale va la fervida nostalgia dell'A., quell'Europa lenta, cocciuta, arretrata, ma anche solida, capace di lunghe sofferenze e sacrifici, allenata al lavoro, alla parsimonia, foriera di grandi creazioni e grandi slanci, [che] per fortuna sopravvisse all'ondata della Rivoluzione e degli idéologues che spesso ne hanno coinvolto e fuorviato le energie migliori finché col nuovo secolo, sembra di capire, con l'Ottocento inondò il mondo col suo seme operoso sviluppando continenti ed imperi .
Sembra di leggere il Croce 1907, proprio in recensione all'amico Sorel delle illusioni del progresso (ma anche sviscerato ammiratore di Rousseau, apologeta dello sciopero generale come riproduzione etico-politica della Rivoluzione in quanto guerra di libertà... manifestazione spiccata della forza individualistica delle masse ribelli , ed allora come la mettiamo?) quel Croce che pone un nesso inscindibile di determinazione e di causalità tra rivoluzione borghese e movimento socialista, sottolineando con forza il momento centrale di quel processo: La borghesia ha una storia eroica: ha saputo organizzarsi, lottare ed aspettare: ha saputo sacrificare intere generazioni per assicurare la vittoria dei figli e dei nepoti: è stata, nel miglior senso, idealista.
Ma questa borghesia europea possente e paziente, civettiamo adesso con Carducci, il mondo dell'A. è quello, non c'è stata nel Mezzogiorno, se non nei velleitarismi utopici dei riformatori settecenteschi e negli schematismi mo-dernizzatori degli odierni interpreti, così come non c'è stata l'aristocrazia whig alla quale va tutta la nostalgia dell'A. quale interlocutrice provvida e paterna dei pastori e delle capre, magari mettendo un po' nel dimenticatoio le eticlo-sures e le carestie irlandesi.
Il solo rapporto consistente che alla meglio riesce ad instaurarsi è quello tra una monarchia non sprovvista se non altro di buone intenzioni, Ferdinando e soprattutto Maria Carolina, monstrum nel bene così come nel male, ed alcuni prudentes di provincia, come Gian Berardino Delfico, maggior fratello déìX'idéologue Melchiorre, i quali cercano di mediare, senza troppo successo per la verità, ma lungo la strada che sola all'A. risulta accettabile, o quanto meno tollerabile, tra k salvaguardia del garantismo arcaico e le ragioni dì una privatizzazione condotta avanti dal fragilissimo ceto civile più per imitazione e sentito dire òhe per effettive capacità organiche d'incremento e di sviluppo.