Rassegna storica del Risorgimento
Commemorazioni. Matteo Fantasia
anno
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1994
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pagina
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532
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532 Libri e periodici
ceve a rimuovere ogni impedimento di schema storiografico e di analisi critica per fare un libro sciolto , tutto incentrato sulla questione umana e culturale di una protagonista vivace, moderna, problematica nel suo travaglio esistenziale.
Il ritmo del testo è proprio scandito da questa tensione pedagogica, in quanto il personaggio che si porta sul proscenio al massimo possibile si fa modello, oltre che testimone, si può ben dire dalla nascita alla morte, cioè dai primi tempi delle affermazioni della ragazza prodigio raccontata dall'abate Ciac-cheri di Siena al letterato toscano Domenico Saccenti come la giovane gentil donna portoghese che sa varie lingue, oltre la latina che molto bene intende, e fa buone cose, riguardo la poesia sia latina che italiana, fino alla morte sul patibolo, quando Mastro Donato le si butta addosso e le spezza il fragile collo e subito dopo le lazzare le si avvicinano e oscene curiosano sotto la veste di lei senza mutande , come attesta Mariano D'Ayala.
La Macciocchi collega la tristezza dell'esecuzione con quella di Luisa San-felice dell'anno appresso, accomunando le due protagoniste nel congegno delle furie che dominano il Borbone e la corte. Per il racconto della morte, però, a noi piace riportare l'annotazione del Diario napoletano di Carlo De Nicola alla data del 20 agosto 1799, martedì. Circa le ore 19 s'è cominciato ad eseguire la giustizia dei rei di Stato. La esecuzione si è fatta nella piazza del Mercato, ove si dice che il concorso del popolo è stato immenso non ostante che si bruciasse al sole scoverto. La gran piazza era tutta circondata da truppa di linea e di massa, due interi regimenti di cavalleria, artiglieria puntata. Castello chiuso, e ponti alzati, e nell'interno del Castello truppa di riserva. Prima si è eseguita la decollazione di Colonna e Serra; il primo di essi era più rassegnato ed ha posta volontariamente la testa sul tronco; il secondo era un poco più risoluto. È seguita indi la giustizia degli afforcati., ed è incominciata dal sacerdote Pacifico, il quale si è levato dalla forca, perché Napoletano. Indi gli altri, che sono stati Monsignor Natale, Vincenzo Lupo, due fratelli Piatti, e la celebre Eleonora Pimentel, che si ricusava di salire. Ella era vestita a bruno, colla gonna stretta alle gambe. Il popolo ad ogni esecuzione dava dei gridi di viva il Re. All'uscire della Pimentel voleva gridare, ma al cenno dei Bianchi si è quietato, al cadere però di lei le grida sono andate alle stelle, avendomi assicurato un padre di ss. Apostoli, che si sono intese fino al loro monastero .
Nell'intervista citata avanti, Maria Antonietta Macciocchi, contro i vari Bocca, leghisti, e via dicendo, che disprezzano il Sud , difende Napoli che all'epoca era certamente più importante di Milano e veniva equiparata a Parigi e Vienna: Forse il mio è un libro anomalo, ma troppi italiani non sanno quanto i napoletani hanno dato all'Italia. Ho scritto per loro, non per gli storici: per far conoscere Napoli e il Sud agli italiani . Pur quest'altra è chiave di lettura giovevole ad intendere nei giusto valore il libro, che ha avuto successo ed è già alla seconda edizione. Però, qualche giudizio affrettato c'è, e lo si può giustificare per la natura sanguigna della scrittrice e per gli obiettivi ohe si propone, data la sua vocazione politica solida. Tra questa giudizi, ci par duro quello affibbiato a Ferdinando IV di tozzo, smidollato e feroce Borbone . Se un consiglio ci consente la insigne autrice, di cui apprezziamo la verve letteraria e il vigore narrativo, lo diciamo chiaro e tondo, per giovarci pur noi degli esiti che potrebbero derivarne: porti la sua attenzione sul re di Napoli scriminato e ne studi la personalità e l'opera per farne un ritratto vero, rigorosamente storico. Ma senza passione contraria.
GAETANO ANDRISANI