Rassegna storica del Risorgimento
Commemorazioni. Matteo Fantasia
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1994
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Libri e periodici
Non per niente, il rifiuto del granduca di autorizzare la manifestazione in suo onore che i liberali avevano organizzato in occasione del suo rientro da un viaggio a Vienna nel 1830 (rifiuto che segnò l'inizio della rottura fra la dinastia e i grandi proprietari terrieri) fu motivato dal sospetto che i vari Ridolfi, Capponi, Rinuccini, Ginori non l'avessero organizzata con altro obiettivo che quello di chiedere nuovi favori e migliorie per se e per i loro amici (p. 256).
Con la soppressione òtWAntologia (1833) sempre più chiaro diverrà il tentativo degli Asburgo-Lorena di riaffermare il mito del sovrano pater familias fondandolo su un populismo senza pudori , che come ha rilevato Coppi-ni traspare soprattutto nelle pagine del Diario di Leopoldo IL Dopo la crisi del 1848-49, nella quale emersero la fragile consistenza e le divisioni delle forze democratiche oltre che la scarsa chiarezza delle loro proposte, il legame tra gli Asburgo di Vienna e gli Asburgo-Lorena si rinsaldò. Una serie di atti unilaterali e perentori rimarcarono la volontà, da parte degli ambienti granducali sostenuti dal corpo di spedizione austriaco, di arrivare alla resa dei conti. Nel 1851 il governo, abbandonando la tradizione giuseppinista, stipulava il Concordato con la S. Sede; in quello stesso anno la riforma universitaria sanciva la soppressione, fra le altre, di quella cattedra di agraria per l'attivazione della quale Ridolfi si era tanto impegnato; nel 1852 infine venivano abolite la libertà di stampa e la carta costituzionale concessa nel 1848.
Anche le scelte nel campo delle costruzioni ferroviarie sostenute dal ministro Baldasseroni andavano in direzione opposta, nel senso letterale del termine, a quelle auspicate dai liberali (erano previsti collegamenti di Livorno con Roma e Trieste invece che con Ancona e le Legazioni) e prevedevano l'ingresso massiccio di capitali austriaci nei progetti di nuove strade ferrate, mentre veniva scoraggiata la partecipazione dei finanzieri e dei proprietari toscani alle imprese e si profilava la decadenza del porto labronico nell'ambito di un nuovo orientamento economico gravitante decisamente verso l'Impero asburgico.
In questo quadro di irrigidimento delle scelte operate dal governo lorenese e di conseguente restringimento di tutti gli spazi di manovra per quella che fino al 1848 era stata l'incontrastata classe dirigente della Toscana, si innestava la gravissima crisi agricola del 1854. Coppini afferma che proprio con la dimostrazione delle insufficienze [...] della forma di conduzione mezzadrile, si veniva stemperando anche il modello sociale che i moderati vi avevano edificato sopra, nel cui ambito la dimensione geografica e politica granducale aveva un peso decisivo (p. 405). Per i liberali era necessario, allora, un mutamento radicale di rotta, consistente in una improrogabile ridislocazione dell'economia regionale nell'ambito di un contesto nazionale.
Il crollo definitivo dell'Antico Regime in Toscana coincideva, insomma, con una grave crisi della struttura economico-sociale che ne aveva costituito l'asse portante. Attraverso la dimostrazione delle proprie capacità di recepire il mutamento in corso nel continente europeo e di adeguarsi ad esso, i liberali volevano però dimostrare di avere ancora una credibilità e avanzare pretese nell'ambito della nuova formazione statuale che si andava delineando. Il rischioso gioco riuscì, com'è noto. Iniziava così un'altra storia, durante la quale i liberali toscani sarebbero diventati famosi soprattutto per la loro abilità nelle speculazioni finanziarie (basti ricordare l'affare Bastogi e la vicenda della Regia cointeressata dei Tabacchi).
Per concludere, una positiva segnalazione merita anche la documentazione iconografica, curata dallo stesso Coppini; essa correda l'edizione con immagini significative, in molti casi rare e suggestive della Toscana della prima metà dell'Ottocento e degli uomini che formavano la sua classe dirigente.
FILIPPO RONCHI