Rassegna storica del Risorgimento
Commemorazioni. Matteo Fantasia
anno
<
1994
>
pagina
<
547
>
Libri e periodici 547
Com'è noto, la .prima Guerra Mondiale ebbe ripercussioni gravissime sulla Sardegna, ampliando ulteriormente il divario dell'isola con le regioni del Centro-Nord, Questo spiega il successo del movimento dei combattenti, che ebbe notevoli capacità di penetrazione tra le masse dei contadini e dei pastori e sia pure in misura inferiore tra i ceti medi intellettuali. Le ragioni di questa repentina affermazione vanno ricercate nelle doti dei principali dirigenti del movimento (i vari Lussu, Bellieni, Mastino e Oggiano), ma anche e forse soprattutto nel programma di ampio respiro che andava ben oltre le generiche rivendicazioni per gli ex combattenti, facendo proprie le esigenze più profonde degli isolani: l'autonomia e lo sviluppo economico. Da qui il diffondersi del fenomeno del cooperativismo, la cui peculiarità rispetto a quanto andava allora accadendo nel continente risiedeva nel fatto che si trattava di una ipotesi di sviluppo anticapitalistico ma non socialista. Va anche detto che sin dalle sue origini, il Partito Sardo d'Azione, nato proprio in quegli anni, fu un partito (ma sarebbe meglio dire un movimento) dalle chiare connotazioni interclassiste.
Traii d'union tra il Partito Sardo d'Azione ed il fascismo, segnatamente nel campo cooperativo, fu rappresentato da quel Paolo Pili che nel '23 abbandonò i quattro mori per indossare la camicia nera. Sue furono le iniziative legate alla creazione di cooperative nel settore dell'industria casearia e della commercializzazione del grano e del vino, che dopo un brillante esordio naufragarono miseramente dietro le pressioni esercitate dagli imprenditori sul Partito Nazionale Fascista. Chiusa la parentesi del fascismo, il secondo dopoguerra ha visto una forte ripresa del movimento cooperativo, caratterizzata da un'accesa contrapposizione ideologica tra cooperative socialcomuniste da una parte e democristiane e sardiste dall'altra.
Dalla lettura del volume si evince dunque con chiarezza che mentre l'incidenza del movimento cooperativo sullo sviluppo economico della Sardegna fu nullo, fu rilevante quella politica. Notevole è stato infatti il contributo fornito alla formazione di una coscienza civile e democratica in ceti sociali vittime dell'endemica arretratezza economica, politica e culturale dell'isola. Un risultato, questo, più che positivo.
VINCENZO FANNINI
GIAMPIETRO BERTI, Francesco Saverio Merlino. Dall'anarchismo socialista al socialismo liberale (1856-1930); Milano, F. Angeli, 1993, in 8, pp. 428. L. 55.000.
Questo volume del Berti ci offre la prima biografia completa di Francesco Saverio Merlino, un personaggio di grande rilievo e tuttavia ingiustamente trascurato nei decenni passati, se si escludono i vecchi ottimi lavori del Venturini e una ristampa dei suoi lavori curata alcuni anni orsono dal Tran-faglia. Già Errico Malatesta ebbe ad osservare, in occasione della sua morte, che egli era stato trascurato perché nessuno si identificava pienamente con lui, in quanto gli anarchici lo ritenevano poco anarchico e i socialisti poco socialista. Il lavoro del Berti, frutto di lunghe ricerche in molti archivi italiani, europei e americani, parte dalla formazione ideologica di Merlino maturata presso l'Università di Napoli e dalle sue intense letture di numerosi autori italiani e stranieri, informandoci che la sua prima presa di posizione pubblica risale al 1877, allorché espresse la sua aperta solidarietà ai componenti della Banda del Matese. Viene poi approfondito il rapporto con Andrea Costa (che l'anarchico napoletano cerco di trattenere dall'effettuazione della famosa svolta) testimoniato tra l'altro da due articoli inediti, rinvenuti dall'A., preparati da Merlino per la Rivista intemazionale del socialismo.