Rassegna storica del Risorgimento

Commemorazioni. Matteo Fantasia
anno <1994>   pagina <549>
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Libri e periodici 549
Nel 1898 uscì L'utopia collettivista e la crisi del socialismo scientifico, in cui l'ex anarchico napoletano accentuò la critica al collettivismo pianifica­tore, ricevendo questa volta una certa attenzione in esponenti cattolici come Salvatore Talamo, Francesco Lanzoni e Giuseppe Toniolo, il quale ultimo de­finì quello merliniano un socialismo individualistico . Dell'anno successivo è la fondazione della Rivista critica del socialismo, durata un solo anno ma ricca di collaborazioni autorevoli italiane e straniere e oggetto delle invettive furi­bonde di Antonio Labriola e dell'ancora marxista ortodosso Leonida Bissolati. Nel dicembre 1901 Merlino aderì al PSI, presentandosi anche candidato nelle elezioni comunali di Napoli (dove fu eletto) e in quelle politiche, dove non riuscì; sempre del 1901 è la sua famosa polemica con Turati sul ministeria-lismo, mentre fu candidato ancora alla Camera nel 1904 in un collegio della Puglia. Nel 1906 si definì riformista rivoluzionario , ma per Berti egli fu in questa fase sostanzialmente riformista, pur se con residui irrisolti di rivoluzionarismo. Ma nel 1908, in Le premesse del socialismo, tornò a par­lare di socialismo libertario e, l'anno dopo, di vie maestre della rivolu­zione politica e sodale , oltre che di insurrezione aperta degli oppressi con­tro gli oppressori . Nel primo dopoguerra si riavvicinò al movimento anar­chico, scrivendo dal 1920 al 1922 su Umanità nova.
Alla luce di tutto ciò, è forse un po' forzato considerarlo come il primo vero iniziatore del socialismo liberale in Italia, ed è a mio avviso preferibile continuare a considerarlo un socialista libertario , come si definì del resto egli stesso sull'Agitazione del 1897. Il suo progetto di fondo restò infatti sempre quello che gli aveva rimproverato nel 1898 Gaetano Mosca, e cioè di voler creare una organizzazione sociale senza gerarchia , secondo una conce­zione di socialismo integrale che, ripresa dal Malon, sarà poi fatta pro­pria da Enrico Ferri e da Francesco Paoloni prima ancora di Oddino Mor-gari, che a torto ne viene generalmente ritenuto l'inventore e l'ideologo. Il libro di Berti si inserisce in un dibattito vivacissimo sulle origini e gli svi­luppi del socialismo liberale; esso susciterà certo anche delle, sempre utili, discussioni e anche di questo dobbiamo essere grati all'Autore.
GIAN BIAGIO FTJRIOZZI
Stato, Chiesa e società in Italia, Francia, Belgio e Spagna nei secoli XIX-XX. Atti del Convegno internazionale di studi (Cuneo-Mondovì-Cavour-Savi-gliano 30-31 ottobre 1992), a cura di Aldo A. Mola; Foggia, Bastogi edi­trice italiana, 1993, in 8, pp. 416. L. 35.000.
Il volume, in cui sono presentati gli Atti del Convegno svoltosi in alcuni dei più importanti centri della Granda , ha il duplice merito di rivi­sitare il vecchio rapporto-scontro tra Chiesa e Stato in Italia, oggetto di innu­merevoli studi, e di sintetizzare in passaggi essenziali la situazione nelle na­zioni di più avvertita presenza cattolica, ora con veri e propri saggi, fitti di note archivistiche e bibliografiche , ora con sintesi acute e traccia per nuove ricerche.
Di particolare spessore appaiono il contributo d'apertura, dovuto al cura­tore del volume Aldo A. Mola (La laicità dello Stato nel pensiero e nell'azione di Giovanni Giolitti), che traccia un bilancio arduo e difficile da racchiudere in formule, e quello conclusivo, in verità pronunziato in sede diversa da quella del Convegno, di Gabriele De Rosa (L'avvento dì Giovanni Giolitti. Una svolta nella storia d'Italia), che segna le tappe maggiormente significative della para­bola dello statista piemontese, preoccupandosi, tra l'altro, di confutare P ac-