Rassegna storica del Risorgimento
Commemorazioni. Matteo Fantasia
anno
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1994
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pagina
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552
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552 Libri e periodici
morale del Risorgimento italiano). Ma, in sede di indagine storica, la conta dei morti si rivela sempre, oltre che un esercizio lugubre, un terreno molto scivoloso. Così ad esempio e per restare in argomento gli eredi spirituali e culturali dei liberali e dei democratici del Risorgimento potrebbero ricordare, a loro volta, i massacri operati dalle bande sanfediste e le forche borboniche nel 1799, le violenze dei mercenari svizzeri al servizio dei Ferdinando II e di Pio IX il 15 maggio 1848 a Napoli ed il 20 giugno del 1859 a Perugia; le centinaia di condanne a morte comminate ai contadini della Bassa Padana dal tribunale d'Este dei militari asburgici tra il 1851 ed il 1856, eie, I nodi del Risorgimento si sono persi, insomma, nel Convegno di Civitella, tra le invocazioni alla Santa Vergine debellatrice di tutte le eresie (p. 52: N. CAVEDINI, il Sillabo) e le contumelie contro gli intrighi di Cavour, gli atti briganteschi dei garibaldini, i comportamenti poco cavallereschi di Fanti e Cialdini nei confronti dei generali borbonici e pontifici.
Eppure, il nocciolo della questione era stato anche individuato nella Prolusione al Convegno, quando C.A. Agnoli aveva affermato che il progetto dei liberali-liberisti, travolgendo organismi tradizionali fondati su antiche e sentite autonomie locali, inseriti in piccoli principati tranquilli a impronta quasi familiare, aveva portato all'imposizione violenta di un nuovo ordinamento unitario centralizzato, in cui al rapporto personale tra governanti e governati, esorcizzato dai rivoluzionari col nome di paternalismo , si era sostituito lo Stato burocratico e artificiale, anonimo e lontano, manipolabile dall'alto a colpi di leggi, regolamenti, circolari e ordini gerarchici . E proprio l'abbattimento delle autonomie locali e la conseguente pratica cancellazione, in nome di una esasperata ed ipertrofica proprietà individuale, di quelle antichissime comunioni agrarie che, in forza del principio del diritto alla vita delle popolazioni, costituivano la vera base economica delle società tradizionali, fornendo i mezzi di sostentamento anche ai meno agiati avrebbe provocato le conseguenze tipiche dei processi di modernizzazione capitalistica: spopolamento delle campagne, incontrollata urbanizzazione, dissoluzione delle antiche strutture sociali. Milioni di persone, sradicate dai loro legami familiari e territoriali, dalle loro tradizioni spirituali, abbrutite in anonime periferie, furono ridotte a "fattori di produzione" da immettere sul "mercato del lavoro" fornendo materiale umano a basso prezzo da sfruttare nel quadro della rivoluzione industriale (p. 5).
Il processo di unificazione guidato dalla borghesia liberale si proponeva, secondo Agnoli (ed è opinione condivisibile) appunto anche questi obiettivi, il cui raggiungimento era indispensabile per l'affermazione del modo di produzione capitalistico in Italia, e si inquadrava in un'ottica nazionalista che, illudendosi di compiere un'opera di razionalizzazione avrebbe finito con lo scatenare un oceano di tensioni, di odi e di lotte fra classi sociali e Stati (p. 3).
In tempi di mondializzazione, flessibilità e precarizzazione come sono quelli attuali riproporre lo studio delle piccole comunità tradizionali pre-unitarie, reggentisi autonomamente e liberamente in base ai propri statuti che assicuravano un ambiente sereno ove le proprietà erano in gran parte comuni, i rapporti umani stretti ed assidui e dove la scarsa mobilità e la stretta colleganza fra la popolazione rendevano impossibile all'interno insinuarsi per interessi loschi e oscuri traffici (p. 5) ha senza dubbio un suo valore ed un suo fascino. Ma, al Convegno di Civitella, solo una relazione, quella di Maurizio Grassi, Il Veneto tradito. 1366: ragioni e conseguenze di un plebiscito truffa ha colto in qualche misura l'importanza di un'indagine di questo tipo, mentre come già accennato gli altri interventi hanno preferito insistere sull'aspetto della presunta congiura internazionale massonica e settaria, attraverso la quale do-vrebbe essere riletta tutta la storia contemporanea (p. 90).
FILIPPO RONCHI