Rassegna storica del Risorgimento

Commemorazioni. Matteo Fantasia
anno <1994>   pagina <555>
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Libri e periodici 555
di Pavia, insieme col Dipartimento di Scienza Politica e Relazioni Internazio­nali dell'Università Bogazici di Istanbul, per mettere a confronto e approfon­dire spiega il Preside della Facoltà pavese, Pasquale Scaramozzino, nella Presentazione (p. V) temi non solo inerenti alla storia delle relazioni italo-turche, ma anche i reciproci punti di vista, sotto i vari aspetti storici, politici, economici e sociali, sulle problematiche comuni all'area del Mediterraneo, dove sia l'Italia sia la Turchia esercitano un ruolo rilevante .
Pur segnalando l'interesse complessivo di questi Atti, noi ci occupiamo naturalmente soltanto dei contributi concernenti l'Italia liberale.
Angelo Ara e Arianna Arisi Rota, La questione delta Bosnia Erzegovina e l'Italia (1875-1877), pp. 19-36, analizzano l'opinione pubblica italiana dinanzi alla rivolta degli slavi cristiani di Bosnia ed Erzegovina nel luglio 1875 con la guerra di Crimea di vent'anni prima l'unico momento in cui, nel periodo della nascita e del consolidamento dello Stato nazionale italiano, Impero otto­mano e Italia sono venuti direttamente a contatto (p. 19) e la percezione che i diplomatici italiani ebbero di tale crisi.
Solo nel 1911-1912 ci sarà un altro e più drammatico momento nella storia dei rapporti tra i due Stati: Marina Tesoro, Stampa e opinione pubblica in Italia al tempo della guerra con l'Impero Ottomano, pp. 81-89/i (per un disguido il testo della Tesoro non è stato stampato per intero ed è dunque completato da un inserto numerato da p. 89/a a 89/i), sottolinea che in coin­cidenza del conflitto per il possesso dei territori libici si manifestò in Italia con particolare evidenza un fenomeno che aveva cominciato ad emergere all'ini­zio del secolo, ovvero la trasformazione dei giornali da strumenti di informa­zione e discussione riservati a ristrette élites colte o acculturate in veri e propri mezzi di comunicazione di massa, capaci di orientare e mobilitare l'opinione pubblica, e studia le posizioni dei più accreditati giornali di opinione e dei quotidiani di partito dividendo il periodo considerato in tre fasi distinte: la preparazione, la guerra, la pace.
Al mutamento di prospettiva della storiografia italiana che si può così riassumere: dalla guerra italo-turca si è passati alla guerra libica , dedica la propria comunicazione Salvatore Bono, Dalla guerra italo-turca alla guerra italo-libica (1911-1912), Considerazioni sulla storiografia (pp. 195-204; 195 per la cit.): Egli insiste sulla necessità di indagare con prioritaria attenzione i diversi aspetti e le fasi della resistenza anticoloniale, la sua organizzazione cioè, la strategia militare e politica, in particolare i rapporti fra i comandi e le forze turche da un lato ed i combattenti arabi e berberi dall'altro (p. 198), e fornisce una non esigua bibliografia, cui per altro aggiungeremmo almeno, nella sezione Scritti sul colonialismo italiano in Libia e in particolare sulla resistenza anticoloniale e la repressione dopo il 1911-1912, l'articolo di Romain H. Rainero, Aspetti ignoti della resistenza al colonialismo italiano; i deportati libici in Italia, in AA.VV., Diplomazia e storia delle relazioni internazionali. Studi in onore di Enrico Serra, a cura di Alessandro Migliazza e Enrico Decleva, Milano, Giufrrè, 1991, pp. 201-213.
Da parte sua Calogero Piazza, Testimonianze ottomane sulla guerra libica, pp. 205-209, esplora un fascicolo tratto dal carteggio Libia conservato nell'Uf­ficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, contenente le informazioni che un ufficiale italiano ebbe a cavare dalle conversazioni avute con ufficiali ottomani in viaggio di rimpatrio dalla prigionia (p. 205).
È un peccato che, come spesso accade agli Atti dei convegni, il volume sia privo dell'indice dei nomi che, aumentandone la maneggevolezza, ne farebbe apprezzare maggiormente anche l'utilità.
CLAUDIO SPIRONELLI