Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Calabria. Brigantaggio. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <6>
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6 Alfonso Scirocco
il grave malessere del mondo contadino.
All'inizio dell'Ottocento l'eversione della feudalità non aveva miglio­rato le condizioni -delle plebi rurali. Con la privatizzazione della terra i poveri avevano perduto il godimento degli usi civici: nelle intenzioni del legislatore avrebbero dovuto avere in compenso una parte dei demani, at­tribuita ai comuni, e destinata ad essere divisa in piccole quote. Per un complesso di ragioni [...] la quotizzazione procedette lentamente, e con gli anni si arrestò del tutto [...]. I contadini, delusi nelle legìttime aspettative, consapevoli del loro diritto, cercarono di farsi ragione con la forza, inva­dendo le terre contese e provocando l'intervento dell'esercito: molti, per sfuggire ai -rigori della legge, si davano alla latitanza e si univano ai bri­ganti [...]. È necessario [però] sottolineare che i moti demaniali non si colle­garono all'attività delle bande brigantesche. Né durante il dominio borbo­nico, né durante il primo decennio post-unitario i banditi si unirono ai contadini che rivendicavano la terra. Anche se provenienti dal mondo con­tadino, i briganti, dandosi alla macchia, ne uscivano, assumevano una nuova mentalità e nuovi interessi .
Un punto d'incontro c'era solo nel fatto che i frequenti sussulti per le quotizzazioni (sempre rinviate, nonostante le promesse fatte dal governo borbonico nei momenti più difficili), le sommosse per le ricorrenti carestie e le precarie condizioni di vita, il persistere di piccole e grosse bande erano, nell'insieme, la testimonianza di una profonda insoddisfazione ,5)
Difatti la monarchia borbonica fece netta distinzione tra moti poli­tici, moti contadini e comitive di banditi. Per esempio, dopo la crisi del '48 nelle province calabresi, le più tormentate in quell'anno dalle agita­zioni politico-sociali, il governo intervenne in tempi e modi diversi ri­guardo alle differenti cause del turbamento. Nel corso del 1850 e del 1851 Ferdinando II abolì il procedimento a carico di centinaia di conta­dini imputati di reati demaniali, mentre le autorità spingevano all'indul­genza anche nei riguardi degli imputati di reati politici: viceversa si chiese e si attuò una lotta a fondo al nuovamente rinvigorito brigan­taggio.6*
All'inizio degli anni Quaranta, nel periodo che fu segnato dal ten­tativo dei fratelli Bandiera, la distanza tra le varie forme di ribellione era ben delineata.
Che esistesse la figura del galantuomo disposto ad utilizzare i bri­ganti per fini di vendetta privata è un fatto scrisse ancora Cingari . Ma il problema che allora agitava i paesi silani era di ben altra natura, e, in fondo, era la conseguenza del relativo progresso degli anni precedenti; i contadini avevano fame di terra e i nuovi borghesi, proprietari e profes­sionisti, volevano conseguire il possesso di vaste proprietà usurpate o rite-
5) A. SCIROCCO, Il brigantaggio e l'unità d'Italia, in AA.W., Brigantaggio lea­lismo repressione nel Mezzogiorno 1860-1870, Napoli, Macchiaroli, 1984, p. 20.
Cr. A. SCIROCCO, Briganti e società nell'Ottocento: il caso Calabria, Caval­lino di Lecce, Capone, 1991, p. 62 sgg.