Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Calabria. Brigantaggio. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <7>
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Brigantaggio e politica in Calabria 7
nute tali e si agitavano e agitavano i popolani; d'altra parte, le autorità borboniche tentavano di risolvere quel problema, cercando in tal modo di soddisfare, almeno in parte, le istanze contadine, e scatenavano così l'oppo­sizione dei grossi proprietari usurpatori, colpiti non solo economicamente, ma su di un piano generale politico, in quanto sostegno dello Stato e del­l'ordinamento sociale esistente [.,.]. La guerra contro gli usurpatori [...] non si traduceva soltanto nella forma conosciuta della occupazione delle terre contestate, tipica dei momenti di crisi dello Stato, ma in una guerra perma­nente di distruzione del raccolto, di uccisione delle bestie ecc. E a ciascuno di questi episodi si accompagnava l'uccisione o il ferimento di taluno dei contendenti .7)
In questo clima di tensione si collocano i falliti tentativi insurrezio­nali dell'agosto e dell'ottobre '43, che provarono la renitenza al diretto impegno rivoluzionario della grande proprietà terriera. Questa nel 1838 era diventata ostile alla monarchia perché delusa nella speranza di lega­lizzare le usurpazioni; però proprio nel 1843, con decreto del 31 marzo, il governo borbonico aveva reso più complesse le procedure di reintegra, favorendo le manovre dei proprietari per la conservazione delle terre usurpate: deluse, ora, erano le popolazioni dei paesi silani, che vedevano allontanarsi il rilascio dei terreni demaniali contesi .8) Il fatto nuovo, che colpiva un democratico come Domenico Mauro, fu nell'agosto la mobili­tazione di oltre cinquecento contadini, guidati da uomini della loro stessa condizione, appoggiati dalla gente minuta di Cosenza e dalla popolazione dei Casali.9*
Forse sulla scorta di queste impressioni, di lì a qualche mese i promotori del moto cosentino del marzo '44 pare che avessero posto speranze nella partecipazione dei banditi, come nucleo di uomini decisi, capaci con la loro presenza di spingere all'insurrezione gli abitanti dei paesi silani. Talarico, il brigante calabrese più famoso di questo periodo, diventato nel '45 dopo la grazia sovrana collaboratore di giustizia ante litteram, rivelò alcuni retroscena del complicato rapporto tra bri­ganti e proprietari .
A suo dire, all'inizio del '44 dal fratello e da amici detenuti gli erano state inviate lettere in cui si diceva ch'era venuto il momento di salvarsi, ch'era vicina la rivoluzione, che venivano gli Esteri, e che
*) G. CINGASI, Romanticismo e democrazia nel Mezzogiorno. Domenico Mauro (18124873), Napoli, ESI, 1965, p. 77 sgg.
*> Sulle circostanze in cui maturarono i decreti 5 ottobre 1838 e 31 marzo 1843 e sulle conseguenze di queste decisioni cfr. M. PEZZI, La Sila borbonica tra usurpa­zioni e prescrizione (1838-1840), Cosenza, Edizioni Orizzonti Meridionali, 1991, p. 91 sgg.
9 G. (ZINGARI, op. ult. ciL, p. 56.
io) Un compiuto esame della figura di Giosafatte Talarico tra leggenda e realtà è in A. SCIROCCO, Briganti e società, cit., cap. II.