Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Calabria. Brigantaggio. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <8>
immagine non disponibile

Alfonso Scirocco
fossero stati pronti ad ogni avviso per scendere in Cosenza. Anzi un sacerdote, don Michele Lionetti di Pedace, si era impegnato coi liberali cosentini di scendere con Talarico ed i fuorbanditi alla testa di molte migliaia di Casalini per aprire il carcere nel giorno fissato .n) Su que­sta discesa poggiavano le migliori speranze dei rivoltosi si afferma nella deposizione dei fuorilegge graziati raccolta da un ufficiale borbonico ; tanto più che il Talarico per non avere un tradimento dal prete Lionetti faceva credere che sarebbe stato all'avviso e al compromesso . Viceversa il bandito, a suo modo rispettoso dell'autorità sovrana, non intendeva appoggiare una trama di cui non afferrava il significato. Diceva ai com­pagni che se i suoi corrispondenti erano pazzi, non aver lui perduto ancora le cervella, che se per rispetto del governo non aveano mai aggre­dito un procaccio o assalito un gendarme sarebbe poi una sciocchezza concorrere con quattro vili ad una mossa contro il Re, pel quale i loro parenti aveano versato tanto sangue contro i Francesi . In definitiva Talarico, allontanatosi con la banda all'inizio del '44 verso Policoro, dove aveva svernato uccidendo cinghiali, quando fu chiamato nel marzo per dare il suo apporto al moto, col consenso comune dei compagni si di­resse negli opposti e più reconditi boschi, ove si seppellirono senza far giungere ad alcuno loro notizie .
La defezione dei briganti sarebbe stata la causa del fallimento del moto, perché non si mossero duecento pedacesi, pronti a calare se al sacerdote Lionetti non fosse sfuggito di mano il Talarico che dovea muo­vere a rumore tutti i Casali, che per l'idea del sacco sarebbero a mi­gliaia scesi in Cosenza, allorché avessero veduti alla loro testa i fuor-banditi come gli era annunziato .12)
La testimonianza di Talarico sembra attendibile, e conferma la diffi­coltà di inserire il brigantaggio in un contesto di ribellismo consapevole. Tornano alla mente le considerazioni di Hobsbawm sugli orizzonti limi­tati e ristretti dei briganti, sulla loro incapacità di abbracciare nuove visioni o nuovi piani di organizzazione politica e sociale .13) Talarico non fa eccezione, e, benché dotato di una certa cultura, diffida di chi pro­spetta un rivolgimento dell'ordine esistente, temendo solo di essere stru­mentalizzato dai suoi protettori.
Tuttavia il moto del marzo '44, non appoggiato dai banditi, in una certa misura influì sullo sviluppo del brigantaggio calabrese, ed acuì le preoccupazioni del governo su questo costante pericolo dell'ordine pub-
li) Ricordiamo che ud carcere di Cosenza erano detenuti i promotori dea moti dell'anno precedente.
1?) Cfr. Notìzie somministrate dagli aggraziati fuorbanditi in Lipari al primo te­nente De Liguoro li 27 settembre 1845, A. SCIROCCO, Briganti e società, cit,, Appen­dice II, n. 4, p. 134 sgg.
13) E,J. HOBSBAWM, I banditi, Torino, Einaudi, 1971, pò. 19-23.