Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Calabria. Brigantaggio. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <9>
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Brigantaggio e politica in Calabria 9
blico. Le autorità sapevano per esperienza che non bastava la forza per raggiungere i risultati desiderati, e fecero assegnamento soprattutto sulle trattative per eliminare i malviventi più agguerriti. Ricordiamo il caso di Giuseppe Meluso, il fuoruscito di S. Giovanni in Fiore offertosi come accompagnatore dei fratelli Bandiera a Corfù e datosi alla latitanza dopo lo scontro del giugno. Avendo espresso la volontà di presentarsi purché avesse salva la vita, l'intendente di Cosenza sollecitò Paccoglimento della domanda, facendo presente che era diffìcile, per non dire impossibile ottenerne l'arresto per le sue molte relazioni ed estese parentele, ed es­sendo fornito di mezzi, perché gli era rimasta gran parte del denaro dei patrioti. Si trattava di un soggetto poco raccomandabile, che nel 1824 era stato uno dei malfattori che infestavano le campagne di S. Giovanni in Fiore, ma, avendo ucciso con un compagno due fuorbanditi, aveva avuto il perdono ed un premio speciale di 300 ducati; rimessosi a capo di una banda nel marzo '34 e proposto per il fuorbando, si era sot­tratto alla giustizia riparando a Corfù. H governo, nonostante i prece­denti, nel luglio '44 decise di accettarne le richieste.,4)
Intanto non si poteva prescindere dalla forza per fronteggiare l'ac­cresciuto numero di malviventi, dovuto, secondo le unanimi attestazioni delle autorità civili e giudiziarie, al cattivo raccolto ed alla miseria, ma reso più preoccupante per la presenza di latitanti per ragioni politiche. Lo attesta una lista preparatoria di fuorbando affìssa nell'agosto succes­sivo nei comuni cosentini. In una comitiva di dieci scorridori proposti per il fuorbando alcuni (Filippo Tavolaro Scazzo, Antonio De Luca, An­gelo Gaetano Celestino, Leonardo Faraco) sono colpevoli di reati com­messi prima del 15 marzo, ma per la maggior parte sequestri, furti ed omicidi risalgono al periodo successivo al moto di Cosenza. La pericolo­sità del gruppo sembra nascere dall'aggregazione di elementi nuovi a mal­viventi incalliti. Spicca la presenza del cinquantaquattrenne massaro di campagna Lazzaro Manes, imputato, tra l'altro, di capo cospiratore ed organizzatore della banda armata, che dietro concerti entrò in Cosenza il 15 marzo per cambiare il Governo, ed eccitare i sudditi del Re alla ribellione. Fece parte continua il manifesto della detta banda, la quale resistè con violenza pubblica alla Gendarmeria Reale, privando di vita il Capitano ed un individuo dell'arma, ferendone lievemente altro, dopo aver tentato a colpi di scure di aprire violentemente il portone dell'intendenza . Nella comitiva c'è anche il bracciale diciannovenne Scan-derbeck Franzese, imputato di partecipazione alla medesima banda del 15 marzo,,5) Manes e Ffanzese, in effetti, hanno avuto un ruolo attivo
M) Si veda la relazione del ministra Del Carretto salila questione e da decisione presa in Consiglio di Stato il 27 luglio 1844: A.S.N., Prot, Cons. St., voi. 679, Sul Meluso dir. S. MELUSO, // volto del coraggio. La guida calabrese dei fratelli Ban­diera, Cosenza, 1967, e La spedizione Bandiera in Calabria, Cosenza, s.d. (ma 1981).
tf) La Lista preparatoria di fuorbando, Cosenza 17 agosto 1844, riporta le ini