Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Calabria. Brigantaggio. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <13>
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Brigantaggio e politica in Calabria 13
Talarico si coltivano pratiche sia da lui che dai comandanti territoriali, in particolare dal maggiore Ritucci.
Ciò non ostante afferma Zola nel dicembre '44 non debbo tra­sandare manifestare sommessamente -all'È. V. che ove il Real Governo, oltre alle misure fin'ora adottate per la distruzione dei malviventi, oltre alle pene già comminate contro i protettori, fautori e corrispondenti dei fuorbanditi, ove il Real Governo non prema il suo potente braccio sulla classe dei pro­prietari silani chiamandoli responsabili delle operazioni dei loro dipendenti in fatto di brigantaggio, essendo quelli da cui il Talarico ed i seguaci di lui vengono occultamente alimentati, garentiti e protetti, inutili riusciranno tutti i suoi sforzi. I mezzi da quel bandito spiegati per eludere le ricerche della forza, e continuare la di lui criminosa carriera, i premi ch'egli pro­fonde, ed il timore che ha sparso nelle classi dei foresi, coi quali suol es­sere a contatto afferma il colonnello , sono di tal natura, eh'è vano sperare poter da costóro ottenere non dico già la loro cooperazione per la distruzione di quello assassino e dei compagni di lui, ma tampoco delle no­tìzie se non certe almeno probabili sulle loro mosse .
L'esperienza da me acquistata nei pochi mesi in cui trovomi alla testa delle faccende militari di questa provincia incalza Zola nel gen­naio '45 , mi ha convinto che la piccola guerra del brigantaggio che abitualmente tiene occupata porzione di questa forza militare, debb'essere guidata con principi alquanto diversi da quelli che la Scienza Militare ci detta nei procedimenti ordinari delle operazioni offensive [...]. Io ritengo che la sola forza militare non basta per compire ciò che dal Real Governo richiedesi in fatto di persecuzione di malviventi [...]. Io paragono la guerra del brigantaggio alle insidie che praticatisi da cacciatori onde impadronirsi delle bestie feroci di cui vanno a caccia. Perché la persecuzione contro i malviventi potesse essere attiva e profigua si richieggono uomini non pure conoscitori dei luoghi, ma abituati al clima ed al rigore delle stagioni. Gli espedienti consistono in mezzi morali e fisici, cioè spie, tradimenti, agguati ed altri segreti maneggi, cose tutte che non si potrebbero al certo conse­guire dalla forza militare. Né la costituzione delle armate regolarmente orga­nizzate permette potere adibire la truppa in quei perenni appostamenti co­tanto necessari e nei quali malvolentieri potrebbe reggere la salute del sol­dato poco abituato a questa specie di servizio [...]. Dietro queste premesse io sarei di sommesso avviso che oltre alla forza militare ed alla adozione di misure straordinarie [...] proseguissero ad essere in vigore le squadriglie già organizzate per sovrano ordinamento .28)
Del Carretto non manifesta stupore di fronte ad uno stato di cose per cui per soli quindici uomini si mantiene in Calabria uno spiega­mento di forze eccezionale. In effetti la malavita che abitualmente in­festa le campagne è stata decimata: a fine luglio '45, dopo un anno di persecuzione, i latitanti presentati saranno 149 per il Cosentino e 156 per Catanzarese.29 Ma il vero scopo della grande operazione sono pro-
2 Zola a Del Carretto, Cosenza, 16 gennaio 1845, A.S.N., Min. Poi., f. 2.907. > Stato nominativo dei latitanti presentati a 30 luglio 184, À.S.N., Min. Poi.,