Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Calabria. Brigantaggio. Secolo XIX
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1995
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Brigantaggio e politica in Calabria 17
italiano), accompagnato nella relegazione dai familiari, aveva ottenuto condizioni poco compatibili con la dignità del governo, col quale era stato lui a condurre il gioco* Fu per primo Settembrini nel '47, nella celebre Protesta, ad esprimere lo sdegno per una capitolazione, che poteva dar cuore agli altri di divenir celebri briganti ;43) poco dopo, nel '49, mentre si sviluppava la reazione borbonica, l'accusa a Del Carretto fu rinnovata da uno scrittore liberale come dimostrazione dell'inettitudine del governo di Ferdinando IL44* Un altro liberale, nel 1861, dopo la caduta della monarchia borbonica, ampliando il racconto con elementi fantasiosi, e presentando il bandito come uno che aveva militarmente guardato i monti calabresi, usò la definizione di re delle Sile.AS) Si era creato il mito: di Talarico e della pensione concessagli dallo Stato riferì nel '62 Marc Monnier,4 e la storia nel '65 giunse fino alla lontana Inghilterra.40
Talarico non aveva fatto nulla per convalidare una fama del genere. Da brigante, mai aveva guidato bande numerose, preferendo agire da
*9 Giosafatte Talarico, celebre bandito calabrese, è stato per dodici anni il signore della Sila, bendandosi dei gendarmi, del Ministro, e di tutti i cinquantamila soldati del Re. Gli fu proposto di capitolare, ed il Ministro gli portò e gli die di sua mano in Cosenza il decreto di grazia. Ora è in Lipari armato con diciotto ducati, al mese [...]. H Ministro si è gloriato di aver liberato le Calabrie di un mostro [...]. H solo Del Carretto gendarme si può gloriare di quello che farebbe vergogna ad ogni uomo, di essere sceso ad accordo con un brigante, di dar cuore agli altri di divenir celebri briganti: L. SETTEMBRINI, Protesta del popolo delle Due Sicilie, Napoli, 1847.
*> F, MICHITELLI, Storia degli ultimi fatti di Napoli, Napoli, 1849, p. 25.
*5> Nel 1844 le bande armate cominciarono ad (infestare le campagne, a svaligiare i viaggiatori facendosi forti di un condottiero chiamato Giosafat Talarico. E perché costai taglieggiando intorno con inesplicabile destrezza, e ponendo a prezzo lo scampo di quelli che gli capitavan fra le mani, riparava spesso a sicuro ricetto nelle Sile Calabresi, ch'ei tenea quasi militarmente guardate, gli fu dato il nome di re delle Sile. Giosafat Talarico non era del tutto plebeo. [Si accenna a un omicìdio per ragioni di onore, per cui il giovane, aspirante sacerdote, si diede alla macchia]. D'allora, nessuno più destro di lui a cogliere alia sprovvista i viandanti, i coloni, penetrare nei territori dei ricchi, portare armenti con sé, e presentarsi sino alle rive del Grati presso Cosenza, ed incontrare l'intendente senza far berretto, ed entrare nella città, nei caffè, sentire a discorrere d'una vicina imboscata contro di lui, e pagare lo scotto all'ufficiale di gendarmeria. Uomo spietato coi suol nemici e ragionevole con altrui, Giosafat Talarico si mostrò colle formidabili sue bande da un punto all'altro. Stancò le forze del colonnello Zola e del maggiore Salzano, oggi generale degno di poca stima, e fini poi col trarre a patti il governo dei Borboni, che gli die vitto e casa a Lipari coi suoi: D. GÀLDI, Ferdinando II, Torino, 1861, p. 40 sgg.
4*) M. MONNIER, Notizie storiche documentate sul brigantaggio nelle province napoletane dai tempi di Fra* Diavolo fino ai nostri giorni, Firenze, 1862.
*fl"SL veda in proposito A. SCIROCCO, Briganti e società, dt., p. 51 sgg.