Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Gioacchino Rossini. Storiografia. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <41>
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Rossini, un patriota senza importanza ? 41
sovrano, tema che l'inno a Pio IX appunto tratta come in un convenzio­nale lieto fine della tradizione operistica.
Con ciò l'immagine pubblica del compositore sembrerebbe potersi considerare solida, specie a Bologna, dove egli risiede stabilmente tra un viaggio a Parigi e l'altro fin dal 1836. Ma proprio in questa città non mancano di circolare voci ostili a Rossini, accusato di non inve­stire a sufficienza e i suoi beni e la sua fama per la causa liberale .39) E soprattutto qui avviene il noto fatto che non solo scuote quella repu­tazione, ma sconvolge definitivamente la vita del compositore: uno sgarbo che gli brucerà nella memoria e l'amareggerà per il resto della sua esi­stenza. È il 1848. Così lo racconta Zanolini.
Nel dì 26 di aprile 1848 il marchese Filippo Gualterio intendente gene­rale delle legioni civiche e dei volontari dello stato pontificio pubblica in Bologna un invito a tutti i cittadini atti alle armi di accorrere ed aggregarsi agli anconetani e ai romani in marcia contro gli austriaci, ed ai più facol­tosi di fare [...] spontanea offerta di 18 cavalli che mancavano alla [...] artiglieria. Rossini, che senza prodigalità viveva in Bologna signorilmente, of­frì 2 dei 4 cavalli che per suo uso teneva. Ma ben altro manca a quelle milizie improvvise: vi aveva penuria di denaro e molto ne abbisognava [...]. Ugo Bassi e Alessandro Gavazzi barnabiti, sulla scalea di San Petronio a vi­cenda predicando il popolo gli dimostravano doversi amare la indipendenza e la libertà della patria e con ogni sforzo concorrere per ottenerla [...] e si vedevano poverelli e misere donnicciole spogliarsi di quanto avevano di più caro e prezioso e per fervore di religione farne olocausto alla patria. Questo commovente spettacolo porse occasione al Gavazzi di scagliarsi addosso ai do­viziosi i quali davano nulla o cose di niun valore [...]. A queste parole seguirono applausi frenetici e grida minacciose, si proferirono nomi e fra gli altri quello di Rossini: e vi fu chi disse ch'egli ricco sfondato aveva offerto all'artiglieria due cavalli da macello. Tosto si divulgò la voce che dei cavalli di Rossini, bolsi sfiancati, non potevano in verun modo gli artiglieri giovarsi.
Zanolini precisa che i cavalli li aveva scelti un capitano della truppa e che, se erano buoni per Rossini che se ne serviva, non si poteva fargli carico di non averne dati di migliori. C'è da credergli: Rossini odiava la velocità.
[il giorno seguente] un battaglione di romani rimasto in Bologna per corredarsi e coordinarsi, mosse, preceduto dalla sua banda (e col solito accom­pagnamento di sfaccendati) verso la porta maggiore incontro a un centinaio di siciliani che marciavano alla volta della Lombardia [...!. Nel passare davanti al palazzo Donzelli [allora domicilio di Rossini] il capo banda si fermò, come era uso, e ad onore di lui fece sonare un pezzo di musica rossiniana. I siciliani, stanchi del cammino lungo e faticoso domandarono il perché di quella posa e, mentre Rossini si presentava al balcone, taluno disse ad alta voce che quegli era un ricco retrogrado, onde s'udirono alcuni fischi e grida minacciose [...].
39> M. BEGHELUJ op. cit.t p. 92.