Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Gioacchino Rossini. Storiografia. Secolo XIX
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1995
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Marco Satvaratiì
mente: ho sentito più forte il desiderio di rivedere i miei laghi e le mie montagne della Svizzera ;53) mostrando ài apprezzare, nell'evidente disconoscimento del messaggio insurrezionale, quell'aria da cartolina illustrata, da presepe, che Croce rimprovererà già al dramma di Schiller.
Nella sua Filosofia della MusicaM) Mazzini scrive che vi sono nel Guillaume Teli presentimenti della musica futura e apprezza le citazioni di idiomi musicali nazional-popolari. Ma il compositore di Pesaro rappresenta sostanzialmente ai suoi occhi la vecchia epoca e la vecchia Italia; epoca e uomini per i quali l'arte musicale è solo un trastullo per ricchi svogliati. Per Mazzini urge l'emancipazione da Rossini perché egli è il simbolo della musica italiana, che è dominata dalla melodia; e la melodia è il simbolo dell'individualità, di una potenza non armonizzata da una legge suprema. Di questa arte per l'arte, non soggetta a imperativi morali e sociali, Rossini è il simbolo perfetto e dunque ultimo e conclusivo: nessuno potrà fare di più di lui su quella strada. Bisogna dunque emanciparsi da Rossini e dalla sua scuola e guardare al futuro genio che saprà creare una nuova musica europea.55*
Il nuovo corso ha bisogno di uno stacco vistoso con il passato recente; niente di meglio che mettere in soffitta il simbolo più vistoso della musica italiana. Così l'idea dell'uomo codino e reazionario farà il paio con quella del compositore parruccone, la cui opera è storica-
s Scrini editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, voi. XVIII (Epistolario VITI), Imola, P. Galeati, 1914, pp. 120-121. È già un passo avanti rispetto alla noia che scrive di aver provato in una lettera precedente {ivi, p. 21, nota). Tuttavia quello che Mazzini recepisce è un aspetto tutt'altro che marginale dell'opera. Nell'interpretazione di Bruno Cagli, anzi, la natura nel Teli diverrebbe panteismo naturalistico, quasi pagano, [...] che assorbe in sé anche il concetto di Patria che Rossini non poteva certo rivivere in senso nazional populistico [...]. Lo eluse rifugiandosi nel ** numrnoso " (B. CAGLI, Congedarsi alla grande, in Guillaume Teli, cit., p. 20).
54) Fu pubblicata a Parigi nel 1836 a puntate sul periodico L'Italiano. I riferimenti sono tratti dal testo contenuto nell'edizione nazionale, Scritti editi ed ine-diti.~i.dt., voi. Vili (Letteratura II), 1910, pp. 119-165.
55 Per Mazzini, nella musica europea dell'avvenire il carattere melodico della musica italiana, quindi l'individualità, dovrà fondersi con quello predominante nella musica tedesca, ovvero l'armonia, che rappresenta il pensiero sociale. La fusione è necessaria perché manca alla musica italiana, individualista e materialista nel suo inutile esaurirsi in sensazioni effimere, il battesimo di una missione; manca alla musica tedesca l'energia per compiere quella missione (ivi, pp. 135-149).
Ovviamente non è possibile soffermarsi sulla filosofia musicale mazziniana. Non so dire con certezza se Rossini conoscesse quelle pagine, ma con tutta probabilità il compositore, di fronte all'eventuale compito di individuare il possibile creatore della musica dell'avvenire, non avrebbe guardato né a Wagner né a Verdi. Per Rossini il genio che aveva creato la sintetica musica italo-tedesca era già nato ed anche morto da un pezzo: si chiamava Mozart, la cui musica egli stesso aveva studiato ed assimilato, guadagnandosi l'epiteto di tedeschi no .