Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Liguria. Storiografia. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <53>
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Storia della Liguria
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cratico è merce d'importazione, rivoluzione passiva; il mutare degli evènti non esprime homines novi : continua negli anni la neghittosità del­l'aristocrazia dirigente a partecipare e a rinnovarsi. Presa di distanza da molte cariche, rifiuto di coinvolgimento, municipalismo frenano più di una iniziativa tentata dall'amministrazione francese. Nella fase napoleonica 1 centri minori Savona, Chiavari sono favoriti rispetto al passato: è una rivincita delle città suddite trascurate dall'assoluta preminenza del capoluogo. La storia e gli orientamenti di tanta parte della Liguria sa­ranno, anche in futuro, diversi rispetto a quelli genovesi. La breve restau­razione del '14 vede ribadite le antiche scelte aristocratiche della repub­blica oligarchica, se si eccettua il mantenimento della legislazione civile e commerciale napoleonica; la rovina della grande finanza aggrava la si­tuazione.
All'annessione al Piemonte la nobiltà genovese e con essa gran parte della popolazione oppone una resistenza intensa quanto sterile, con una logica municipalistica, egoismi e rimpianti per l'indipendenza perduta, forte volontà di restaurazione di antiche posizioni di potere. Di­verso è l'atteggiamento di molte cittadine delle riviere che accettano la nuova realtà nella speranza di vantaggi commerciali.
Assereto analizza le ragioni della fiera avversione di tanti genovesi al Piemonte: si tratta per lui di astiosa diffidenza di una classe dirigente incapace e statica, che offesa per il ruolo perduto non accetta di inse­rirsi attivamente nel nuovo sistema, che sarebbe sicuramente migliore di quello antico. I rancori sono comunque diffusi in molti ambienti e con disparate motivazioni. Il Piemonte si rende conto del problema Genova che desta preoccupazioni e che è ritenuta potenzialmente irrequieta, per cui si destina -ad essa un forte presidio militare e tenta un avvi­cinamento con leggi particolari: il La Tour stesso ammette la necessità per la città di una forma più liberale . La stagnazione economica ini­ziale e il benessere che tarda a manifestarsi, in un sistema pesantemente assoluto, sono imputati a Torino. Assereto nega che Genova sia terra di conquista: ai genovesi sono concessi titoli, onori, impieghi, cariche, e i principali uffici di Genova ; la cautela e il rispetto sarebbero addi­rittura eccessivi. Se ad eccezione di Giancarlo Brignole e di Antonio Bri-gnole Sale i genovesi non hanno ruoli di rilievo nel governo, nella diplo­mazia, nell'amministrazione centrale, ciò dipenderebbe solo dalla loro presa di distanza, che fa delle due regioni due parti separate e non amalgamate. Ecco il giudizio che rovescia tutta una interpretazione tradizionale: Benché aUora si parlasse di una Genova repubblicana, costituzionale, capitalista ed in una parola * moderna " rispetto ad un Piemonte assolu­tista, agrario ed arretrato, e benché questi concetti siano stati più volte ripetuti da studiosi che faticavano a distinguere la repubblica oligarchica da quella mazziniana, e credevano che il commercio fosse sempre sino­nimo di modernità, ebbene almeno dal punto di vista deU'organizzazione