Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Liguria. Storiografia. Secolo XIX
anno
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1995
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pagina
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56
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Bianca Montale
nessuno pretende che abbia valore poetico o artistico, e tuttavia ha grande significato: per le aspirazioni che rappresenta, interpretando sentimenti diffusi di patria e di unione; perché ha accompagnato molti, tra i protagonisti del Risorgimento che si sono sacrificati per un ideale, come il suo giovane autore. Il giudizio sulla qualità letteraria non incide su qualcosa che rappresenta comunque la nostra storia.
Così, quando si accenna alla retorica attorno a Mazzini non si può non condividere la critica ad ingenue apologie; ma non si può neppure liquidare con una battuta un discorso articolato e complesso. Che del resto l'autore, dato il taglio del suo lavoro, per evidenti ragioni non affronta. Alle vicende del '48-M9 e l'insurrezione e la sua repressione approfondiscono un solco già esistente tra Genova e Torino sono dedicate poche righe. Appare complessivamente felice la parte dedicata al decennio cavouriano. Il presidente del Consiglio subalpino ha come punto di riferimento non tanto i membri dell'antico e non più esistente Comitato dell'Ordine che era eterogeneo e composto da ogni frazione liberale, dai moderati ai mazziniani quanto una parte dell'aristocrazia ormai ralliée ed esponenti del commercio e della finanza, spesso appoggiati e sovvenzionati, e del municipio, retto dai moderati. La figura di Rubattino è in questo senso emblematica. Genova rimane tuttavia nella grande maggioranza città di opposizione; un'opposizione municipalista che è denominatore comune di forze diverse: dai mazziniani ai cattolici ai moderati. Inutilmente scrive Assereto qui si cercherebbero le tracce di quell'ampia collaborazione tra forze sociali e politiche, quel forte rispetto delle istituzioni che viceversa erano ben visibili in Piemonte .
Il saggio esamina con attenzione il fenomeno rappresentato dalla forza delle correnti mazziniane o comunque democratico-repubblicane e la salda presa che esse avevano sui ceti popolari: In nessun'altra località del regno le associazioni operaie erano così completamente politicizzate e schierate su posizioni repubblicane, potenzialmente rivoluzionarie, e capaci di resistere ad una pressione governativa talora assai severa . Ne cerca le ragioni, che non sarebbero comunque da attribuire meccanicamente ad una struttura sociale più avanzata; si tratta anzi di una base tradizionale artigiana, di figure sociali antiquate. A Genova, almeno: a Sampi erdarena, con la crescita di una moderna industria il movimento operaio è su posizioni analoghe, ma forse meno estremistiche ed intransigenti. Assereto spiega questo con l'assenza o la scarsa presenza di figure ragguardevoli del moderatismo tra i soci onorari vincolanti, perché a Genova patriziato e borghesia moderata sono meno sensibili ai problemi sociali. Ritengo personalmente che sia determinante non tanto il tipo di struttura arcaica, quanto l'innesto di motivi ispiratori mazziniani su associazioni che hanno antiche radici di corporazioni di mestiere: un mazzinianesimo inculcato, anche con l'esempio, da figure come Savi, che