Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Liguria. Storiografia. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <58>
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Bianca Montale
riorità nell'ordine dei valori morali [...]. Genova inocula nei suoi immi­grati i suoi difetti, non le sue virtù .
Ora, a leggere Assereto, le virtù sembrano proprio non esistere. E si ha il sospetto che qualcuna, almeno, si nasconda da qualche parte.
Nella storia della città esistono tra le molte ombre spiragli di luce che sono motivo di riflessione. Se in linea generale il mugugnu tradi­zionale non si traduce in gran che di costruttivo, se l'individualismo e la cautela sono eccessivi, non mancano del tutto singole energie ed in­telligenze (spesso costrette ad emigrare a causa di un ambiente troppo stretto). Nel decennio preunitario Genova è città viva, anche se non sem­pre per proprio merito. L'antipiemontesismo viscerale che coinvolge tutti gli strati sociali non è solo rancore per beni perduti, ma anche, prima delle riforme, di insofferenza per un assolutismo dinastico a cui la città stenta ad adattarsi: il quadro offerto dal Lorenzo Benoni è di parte, ma comunque indicativo. E anche se il Piemonte ha salde istituzioni e buona amministrazione, non sembra che la Mecca di Gustavo Modena sia per certi aspetti un modello di perfezione.
Con le libertà costituzionali e la forte presenza dell'emigrazione, che incide in modo salutare su di una realtà non esaltante, l'ambiente ge­novese è dinamico e vivace. Accanto a quei moderati così efficacemente giudicati da Assereto c'è una stampa libera di notevole livello, un'emi­grazione attiva nei dibattiti e nelle opere, un movimento operaio mazzi­niano che attua con fatica tutta una serie di iniziative concrete, un nuovo cattolicesimo liberale che respingendo le tesi margottiane darà inizio, proprio a Genova, agli Annali Cattolici. E non parlo dell' utopia mazziniana . Mazzini è più europeo ed italiano che genovese.
Ma in tempi in cui ed è pur doveroso e necessario farlo si parla prevalentemente di economia, di classi, di finanza, di istituzioni, ed è ormai così fuori moda ogni valore del Risorgimento, ebbene lascia­teci almeno le nostre utopie.
BIANCA MONTALE