Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Liguria. Storiografia. Secolo XIX
anno
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1995
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pagina
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66
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66 Libri e periodici
da assumersi alla leggera o da poter essere assolto da una sola persona. Si dovrà provvedere al censimento di centinaia di testate; a ricostruire le vicende almeno delle più importanti; a precisarne l'indirizzo, i maggiori esponenti, l'incidenza sul piano locale e nazionale, la tiratura, i finanziamenti, le relazioni colle autorità ecclesiastiche e civiche . Anche se sottovaluta la buona traccia offerta, al di là del limite costituito da una eccessiva partecipazione , dall'opera del sacerdote Alfonso Ferrandina, Censimento della stampa cattolica in Italia. Note statistiche, storiche, critiche (Napoli, libreria della Croce , II edizione, 1903), è arduo contraddire Licata.
I venti quaderni del Centro studi sul giornalismo piemontese Carlo Trabucco , diretti o, forse meglio, ispirati da Francesco Traniello, rappresentano per l'area subalpina la piena attuazione delle linee programmatiche prospettate da Licata, superate con l'accuratezza delle indagini mai rimaste ferme alle testate più importanti , ai maggiori esponenti .
Anche il nuovo contributo, articolato nei saggi di BARTOLO GARIGLIO, La stampa quotidiana torinese del Risorgimento, GUIDO RATTI, La stampa in provincia di Vercelli: 1848-1914, GIORGIO CHIOSSO, Maestri, scuole e giornali a Torino nel secondo '800, MAURIZIO VICARIO, I periodici a Torino nel secondo dopoguerra (1945-1960) e FEDERICA CALOSSO, I settimanali diocesani in Piemonte, conferma la validità, la serietà e l'affidabilità delle ricerche, minuziose ma non minute, attente ma non noiose. E' da notare, infine, che nei casi in cui si tratta di sintesi di precedenti studi (il riferimento è a Gariglio) o di anticipazione sui lavori in preparazione (l'allusione è rivolta a Chiosso), s'avverte condizionante il rispetto per l'essenziale, in questo caso sinonimo di qualità.
VINCENZO G. PACIFICI
GIUSEPPE BARBALACE, Riforme e governo municipale a Roma in età giolit-tiana; Napoli, Liguori, 1994, in 8, pp. 268. L. 34.000.
Il volume, fondato su metodi di storia sociale-storia economica, guarda all'esperimento del blocco popolare , iniziato a Roma alla fine del 1907, insistendo sulla strategia del Municipio imprenditore pubblico .
L'Autore pone al centto dell'indagine i ceti medi, quei ceti spesso da ben identificate correnti storiografiche vituperati ed accusati di mille nefandezze, eppure coinvolti nella Capitale in un generoso progetto di metamorfosi politica e sociale.
Personaggio principale, assai caro a Barbalace, è Giovanni Montemartini, assessore nella Giunta Nathan e primo direttore dell'Ufficio del Lavoro. Accanto a lui sono studiati nei propositi, nelle intenzioni e nelle realizzazioni, uomini, destinati a ricoprire ruoli di rilievo anche nell'Italia post-fascista, come Ruini, Bonomi e Salvemini.
Barbalace sottolinea opportunamente l'attenzione riposta nel progetto di governo municipale alle esperienze straniere, un'attenzione indispensabile per uscire dalle tentazioni campanilistiche e per porre l'ente pubblico territoriale in un ruolo moderno e di respiro meno angusto.
Fortemente critica nei riguardi della storiografìa marxista o gramsciana è la prefazione di Giorgio Spini, nel momento in cui rileva quanto il socialismo umanitario , aperto alle alleanze piccolo-borghesi , abbia con fecondità storica operato ed inciso su un terreno molto peculiare e assai ingrato.
VINCENZO G. PACIFICI