Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Giuseppe Mazzini. Emilia Morelli
anno <1995>   pagina <511>
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Il Mazzini di E. Morelli
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moderato, di inserire Mazzini nel più ampio contesto italiano e soprattutto europeo, di approfondire sulla scia di Nello Rosselli i risvolti del pensiero e dell'azione sociale del genovese, e di colmare una lacuna assai grave: quella relativa alle origini e al primo sviluppo della Giovine Ita­lia, puntando soprattutto sull'esplorazione delle carte processuali.22' E se­guendo questa indicazione negli anni successivi studiosi di varia forma­zione (da Giuseppe Berti a Salvo Mastellone all'autore di questa nota rievocativa) hanno messo in evidenza il significato che la Giovine Italia ebbe come momento costitutivo di un moderno partito politico democra­tico-repubblicano nel nostro paese, che nel momento del suo maggiore sviluppo (il 1833) estese largamente le sue propaggini anche negli strati popolari di varie città del centro-nord. Risulta ad esempio dal processo intentato contro la Giovine Italia dalle autorità austriache nel 1833-35 che a Milano le affiliazioni si erano spinte in profondità fra gli artigiani e il basso popolo, sul cui concorso erano stati basati i piani per la con­quista dei punti chiave della città. A loro volta gli incartamenti giudi­ziari e di polizia torinesi testimoniano una penetrazione capillare della federazione mazziniana, oltre che fra i sottoufEciali e i soldati del­l'esercito sardo, anche fra i facchini del porto di Genova e i marinai di molti centri delle due riviere. In Toscana abbastanza estese erano poi le ramificazioni tra i popolani di Firenze; e nella stessa Roma i dirigenti locali cercarono di propagare la Giovine Italia fra il basso ceto, con buoni risultati ammessi dalla polizia pontificia fra i popolani dei quartieri (Trastevere, Regola, Ponte) considerati fino ad allora i più fanaticamente papalini .
Ma oltre al suggerimento dei vuoti da colmare nello studio dell'or­ganizzazione settaria di Mazzini e della diffusione del mazzinianesimo su scala regionale e locale la Morelli proponeva anche nel volume di cui stiamo parlando un modello concreto delle ricerche da lei auspicate con il saggio dedicato al Mazzinianesimo siciliano. Il lavoro analizzava l'atteggiamento di Mazzini nei confronti della Sicilia e l'azione organizza­tiva da lui promossa nell'isola, che pure non considerava terreno adatto all'iniziativa rivoluzionaria sia per la sua posizione periferica che per il timore delle tendenze separatistiche o federalistiche presenti in quella regione. E proprio il chiarimento di questo orientamento di Mazzini sulla questione centrale dell'iniziativa aiutava la Morelli a prospettare nella giusta luce il contrasto che divise il genovese da Nicola Fabrizi quando questi diede vita nel 1837 alla Legione italica, che proponeva come ter­reno d'iniziativa il Mezzogiorno e la Sicilia. Del resto, sosteneva la Mo­relli con un giudizio netto che oggi andrebbe forse sfumato e attenuato, il mazzinianesimo non costituì mai una forza viva e operante in Sicilia, dove non esistette dai tempi della prima Giovine Italia all'ultima de-
22) Ivi, /flp. 16-17.