Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Giuseppe Mazzini. Emilia Morelli
anno <1995>   pagina <515>
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Il Mazzini di E. Morelli 515
indotto a imputare la responsabilità dell'insuccesso alla opposizione o alla inerzia del ceto medio, della borghesia, cui contrapponeva la disposizione rivoluzionaria del popolo delle città, degli artigiani e degli operai, con prese di posizioni pubbliche di stampo classista che, faceva notare la Mo­relli, non gli erano congeniali .m
Sempre a proposito delle ripercussioni del 6 febbraio 1853 sulle vi­cende del mazzinianesimo, la Morelli suggeriva inoltre di dividere il pe­riodo compreso fra quella data e la spedizione di Pisacane a Sapri del 1857 in due momenti ben distinti, intervallati dalla partenza per la Cri­mea del corpo di spedizione piemontese. E questo perché, a giudizio della studiosa, sino alla fine del 1854 Mazzini continuò a sentirsi il più forte nell'interno sul piano della presenza organizzata, e si dimostrò quindi disposto a venire a patti con gli italiani militanti in tutti i campi , a partire da Daniele Manin. Questa disponibilità all'accordo, secondo la Morelli, non avrebbe però implicato la rinuncia al principio repubblicano; e quindi sarebbe stato sbagliato parlare di adozione da parte di Mazzini della bandiera neutra , perché il genovese avrebbe fatto propria que­sta formula soltanto nel secondo momento della fase chiusasi con il sa­crificio di Pisacane, e più precisamente dopo la conclusione della guerra in Crimea.34* Si è usato il condizionale perche varrebbe la pena di discu­tere e approfondire questa valutazione, dal momento che alcuni testi mazziniani spingono ad anticipare alla metà del 1854 il ripiegamento di Mazzini sulla formula neutra e l'accantonamento delle parole d'ordine esplicitamente repubblicane a favore della divisa la nazione salvi la na­zione : Il diritto, la missione, Vonnipotenza della nazione questi i punti programmatici indicati infatti dal leader del Partito d'azione nel giu­gno 1854 nell'opuscolo Del dovere d'agire : l'Italia una e libera: il popolo d'Italia arbitro dei suoi destini .
Si deve invece concordare con la Morelli quando sosteneva che già alla fine del 1856 era ormai troppo tardi per Mazzini e la democrazia italiana.391 E lo stesso accordo intervenuto fra il genovese e Pisacane nel corso del 1856 per organizzare quel tentativo insurrezionale su vasta scala che portò l'anno dopo alla spedizione di Sapri e ai movimenti di Genova e Livorno va considerato come la testimonianza più evidente della crisi del movimento democratico. Se infatti uomini come Mazzini e Pisacane, divisi senza possibilità di incontro sul piano della concezione del mondo e delle prospettive ultime della rivoluzione , congiunsero in quella oc­casione i loro sforzi, ciò fu reso possibile dalla gravità dell'ora attraver­sata dal repubblicanesimo, la quale imponeva di accantonare i dissensi
33) lui, pp. 71-75. **) Ivi, pp. 75-83. ) Ivi, p. 83.