Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Giuseppe Mazzini. Emilia Morelli
anno <1995>   pagina <516>
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franco Della eruta
ideali in vista di un estremo tentativo per rovesciare un corso politico che stava sfociando nel successo del movimento moderato e di Cavour. Ma la gravità della crisi, l'approfondirsi del dissenso con Garibaldi sempre più orientato verso l'accordo con Vittorio Emanuele e la durezza dello scontro con Cavour365 non devono spingere a sottovalutare refficacia dell'azione di sprone svolta da Mazzini anche fra il 1857 e il
1860 nel compimento dell'unità nazionale, con una funzione dialettica­mente intrecciata con l'operato di Cavour che costituisce uno dei suoi grandi meriti storici. E ben a ragione il genovese, quando all'aprirsi del
1861 più aspri si facevano gli attacchi di parte moderata, poteva autoa-pologeticamente ribadire la portata del ruolo svolto dal Partito d'azione.
Tutto quanto il movimento italiano scriveva orgogliosamente in una lettera del 7 gennaio riposa sul nostro calunniato Partito. Fatta eccezione per la guerra del 1859 una guerra desiderata non tanto da Cavour quanto, per le sue mire particolari, da Napoleone, e iniziata dall'Austria neppure un passo per prendere l'iniziativa è stato fatto dal gabinetto sardo. Il gabi­netto accettò ufficialmente il dono della Lombardia, la pace di Villafranca, i protocolli di Zurigo. Si deve all'agitazione del nostro Partito se l'Italia andò avanti e costrinse il gabinetto a seguirla. L'annessione delle province centrali fu dapprima rifiutata, poi ritardata in tutti i modi possibili, specialmente a causa di Luigi Napoleone che non la desiderava! Noi, il Partito popolare, con la nostra quieta perseveranza, con i voti delle assemblee, e con le dichiara­zioni popolari, costringemmo il re ad accettare. Poi iniziammo il movimento siciliano in dissenso e in opposizione col mnistero piemontese [...]. I movi­menti di Garibaldi erano formalmente disapprovati. Gli aiuti dati a lui armi, volontari e danaro venivano non già dal governo sardo, ma dai no­stri comitati sparsi in tutta Italia [...]. Lo sbarco sul territorio napoletano fu in tutta fretta scongiurato e impedito in ogni modo possibile dagli agenti di Cavour; fu spinto e reso possibile per mezzo dei moti provinciali dal nostro Comitato d'Azione in Napoli, in opposizione al " Comitato dell'Ordine " con a capo il conte di Cavour [...]. Noi agimmo costantemente come lo sprone; lavorammo, combattemmo e versammo sangue per l'Italia mentre il gabinetto Cavour sì oppose costantemente prima, poi raccolse i risultati appena ottenuti o inevitabili M
Dopo la liberazione del Mezzogiorno (che il genovese avrebbe voluto si realizzasse non già partendo da uno sbarco in Sicilia ma puntando sul Mezzogiorno continentale attraverso il Centro) Mazzini si trovò a dover affrontare il problema del compimento dell'unità nazionale con Roma e Venezia, che gli impose scelte difficili e iniziative rischiose e non sem-
36> Ivi, in particolare p. 84. Dopo ì tentativi insurrezionali del 1857, mette in rilievo la Morelli, Cavour fece condannare una seconda volta a morte Mazzini, men­tre glorificò Pisacane, perché voleva stabilire una differenza radicale tra le azioni contro E regno di Sardegna e quelle contro gli altri Stati italiani (p. 24).
3*> MAZZINI, S.E.I., voi. 41, , 259-261 (lettera a Robert M'Tear).