Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XIX. Emilia Morelli
anno
<
1995
>
pagina
<
522
>
522
Giuseppe Monsagrati
poche interpretazioni esplicitamente fatte proprie dalla Morelli è quella di Adolfo Omodeo sul Risorgiménto come polifonia, ovvero come concorso di forze contrastanti al conseguimento di un fine comune, sintesi liberale di istanze diverse .3) Chi ha assistito alle sue lezioni universitarie o l'ha sentita intervenire nei convegni sa bene che questo era il passaggio che le consentiva di considerare compatibili, o meglio di ritenere ugualmente proficui, il repubblicanesimo di Mazzini e la monarchia parlamentare di Cavour.
E tuttavia non è giusto considerare quella che scaturiva dal suo paradigma interpretativo come una rappresentazione oleografica, alleggerita di ogni elemento di frizione e dunque poco fedele. Certo, talvolta c'era il rischio che la concordia discors da lei messa in scena potesse risultare fittizia, un espediente per tenere insieme moderati e democratici, clericali e liberi pensatori, conservatori e rivoluzionari. Va detto però che la Morelli non ignorava affatto il processo dialettico dal quale era scaturita la sintesi cara ad Omodeo, anzi, con l'esperienza che aveva delle fonti documentarie e specialmente dei carteggi, conosceva benissimo le tensioni e le lacerazioni che avevano attraversato i momenti più delicati del processo d'unificazione; ma la soccorreva qui l'ethos risorgimentale, che faceva sì che nel confuso e contraddittorio dipanarsi delle vicende umane e politiche di quelle generazioni salite alla ribalta appunto col '48 ella privilegiasse soprattutto il dato che unificava, tralasciando come poco gravido di futuro tutto ciò che potesse dividere. Proprio dai ricordi dell'infanzia le derivava la lezione, molto patriottica, dell'unità di intenti da mostrare in faccia allo straniero per opporre alla dominazione armata le prime avvisaglie di un'identità nazionale. Apprezzava allora il Mazzini che all'indomani dell'armistizio di Salasco rilanciava la sfida all'Austria avvicendando alla fallita guerra dei re la guerra di popolo; ma amava, e cioè trovava moralmente superiore, il Mazzini che pochi mesi prima, nella Milano appena insorta, aveva saputo rinunziare alla pregiudiziale repubblicana per contribuire allo sforzo bellico del Piemonte di Carlo Alberto rimandando a guerra finita e vinta la soluzione della questione istituzionale. La meravigliosa unità quarantottesca 4) era per lei il lascito più
3> E. MORELLI, II Mazzini di Omodeo, ora nel volume Mazzini quasi una biografia, Roma, 1984, p. 260. Nei primi anni della sua attività di studiosa la Morelli era stata coinvolta da Omodeo in un progetto dì pubblicazione di fonti della storia europea dell'Ottocento che non era andato in porto a causa della guerra. Le lettere indirizzatele all'epoca dallo storico siciliano sono ora raccolte in ADOLFO OMODEO, Lettere 1910-1946, Torino, 1963, ad Indiccm.
*) E. MORELLI, Intorno al moto del 6 febbraio 1853, in II Risorgimento, a. IX (1957), p. 3 dell'estratto. Può essere interessante notare che, nel ripubblicare l'articolo a distanza di venti anni, la Morelli soppresse il brano contenente le parole sopra citate (ctr. E. MORELLI, 1849-1859 i dieci anni che fecero l'Italia, Firenze, 1977, pp. 83-95).