Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XIX. Emilia Morelli
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1995
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E. Morelli e il 1848-49
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prezioso che quelle lotte avevano consegnato al paese pur nella tragedia della sconfìtta e nel crollo di tutte le illusioni.
Vissuto al livello di un Vittorio Emanuele II o di un Garibaldi, di un Mazzini oppure di un Cavour, non c'era infatti agli occhi della Morelli conflitto che non possedesse un suo sostrato etico e che non servisse a rafforzare le coscienze nel perseguimento del fine prestabilito. Se, riferendosi all'azione dispiegata da Massimo d'Azeglio nella trattativa con l'Austria per la pace, poteva affermare che il presidente del Consiglio piemontese e Mazzini, che lo criticava rinfacciandogli di essere il ministro ultramoderato di un re poco meno che assoluto, quasi inconsciamente lavoravano nella stessa direzione ,5) ciò era perché coi loro atti sia Azeglio che Mazzini parlavano all'Europa e ne richiamavano l'attenzione sul problema italiano. Attentissima al peso dell'opinione pubblica, la Morelli era convinta che a formarla avessero lavorato in tanti, e dalle sponde più diverse: in questo senso Gioberti valeva quanto Mazzini, e il biennio riformatore di Pio IX o l'ultimo Carlo Alberto non erano meno significativi della predicazione unitaria o della mobilitazione armata promossa da Garibaldi, dal momento che a muovere tutti costoro erano stati il senso del dovere verso la nazione e l'esplosione del sentimento d'indipendenza. Da questo punto di vista il suo Risorgimento, pur avendo a protagonisti alcune grandi personalità e poche minoranze attive organizzate, aveva carattere di un'esperienza veramente popolare, e tanto più popolare quanto più quel lavorio educativo di singoli o di piccoli gruppi fosse riuscito ad attecchire nelle masse e a diventare non più l'ubbia di pochi intellettuali isolati ma l'esigenza avvertita da molti.
Quanto sin qui detto a proposito del '48 e della opinione che qua e là, e non in uno specifico lavoro d'indagine, si era fatta la Morelli di questo primo anno dell'incipiente passione nazionale, trova più di una conferma nel '49 e nei numerosi saggi e pubblicazioni di fonti da lei dedicati soprattutto alle vicende della Repubblica romana. Anche qui, nella biografia del generale Roselli6) come nella presentazione dei verbali del Comitato esecutivo,7* come ancora nelle erratiche e più generali riflessioni sul rapporto tra Mazzini e Garibaldi, prende corpo l'impressione che per la Morelli non si debba far storia se non del positivo; e anche qui i forti contrasti determinatisi tra i difensori della Repubblica, ovvero tra alcuni di essi e l'Assemblea costituente, non vengono elusi ma vengono ricondotti a ragioni che ne ridimensionano il sottofondo ideologico e politico evitando in tal modo di intaccare l'unità morale delle forze indipen-
E. MORELLI, Intorno al moto del 6 febbraio, eh., p. 3. Anche queste parole non compaiono nell'eclizione successiva dell'articolo.
Q E. MORELLI, Tre profili, Roma, 1955, pp. 95-151.
I verbali del Comitato esecutivo della Repubblica romana del 1849, in Archivio della Società romana di storia patria, a. LXXII (1949), pp. 29-96.