Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XIX. Emilia Morelli
anno
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1995
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pagina
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530
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330 Alfonso Scirocco
tamento dei democratici stessi, in chi voleva spiegarsi perché, dopo uno slancio iniziale, era mancato, sostanzialmente, il grande apporto popolare all'impresa.7'
Cattaneo ritorna sulla federazione, sull'esigenza di libertà e di giustizia sociale; Giuseppe Ferrari nega che unità e indipendenza possano risolvere i mali secolari del popolo italiano, invoca una rivoluzione sociale, premessa ad una libera federazione repubblicana, spera nell'iniziativa dei socialisti francesi, indica nel Papato il principale puntello della conservazione; Carlo Pisacane pone in primo piano il problema militare, sostiene l'impossibilità di vincere l'Austria senza l'apporto popolare, per ottenere l'assenso delle masse unisce all'idea del riscatto politico quella del riscatto sociale. Punto di riferimento di questi e di altri critici che esaminano le vicende del '48 è Mazzini.
Questi imputa la sconfitta alla divisione dei democratici e riprende subito la lotta secondo le sue antiche convinzioni: ma su Mazzini non ci soffermeremo, perché la trattazione a lui dedicata dalla Morelli è oggetto di un altro saggio. Ci limiteremo a ricordare che il grande agitatore prende una serie di iniziative per raccogliere intorno ad un unico programma la democrazia italiana ed europea, nella certezza di una prossima ripresa della rivoluzione. Le iniziative mazziniane suscitano consensi e dissensi tra gli esuli, concentrati in Svizzera, in Inghilterra, e soprattutto in Francia, oltre che a Torino e Genova. Le speranze sull'iniziativa francese cadono nel 1851, dopo il colpo di Stato di Luigi Napoleone, ma i tentativi mazziniani di suscitare la rivoluzione in Italia dall'interno falliscono nel febbraio '53. I democratici sono in difficoltà. Gli uomini di azione e i militari si mettono in posizione di attesa [...]: li ritroveremo presto animati dal medesimo spirito, ma con diversa strategia e sotto altri capi .}
L'evoluzione che avviene nella Sinistra rivoluzionaria è determinata dai mutamenti della situazione italiana. Prima di tornare su di essa la Morelli dà ampio spazio al Piemonte di Vittorio Emanuele II e di Massimo d'Azeglio, si sofferma sull'atteggiamento degli esuli di fronte alla nuova realtà di uno Stato liberale nella penisola, esamina l'opera di Cavour, vede le nuove forze in movimento in un'Europa diversa, in un'Italia anch'essa diversa. Senza l'ascesa dell'astro napoleonico sarebbe impensabile l'illusione murattista tra gli esuli meridionali e la conseguente dichiarazione in favore di Vittorio Emanuele; senza il consolidamento del regime costituzionale in Piemonte sarebbe impossibile per il lombardo Pallavicino e per il veneto Manin mettere in discussione la pregiudiziale repubblicana ed
T> Ivi, p. 5. *> Ivi, p. 21.