Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX. Emilia Morelli
anno <1995>   pagina <531>
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E. Morelli e i democratici
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auspicare il collegamento tra le forze popolari e l'esercito sardo. E Gari­baldi, tornato a Genova nel '54, mentre ancora Mazzini promuove tenta­tivi isolati rapidamente falliti, si dichiara estraneo a movimenti insurre­zionali, ammonisce a non lasciarsi trascinare in azioni intempestive.
I democratici, dunque osserva la Morelli erano alla ricerca di nuove strade. Per capire questi tentativi non bisogna sottovalutare l'importanza che hanno avuto, su tutti, al Nord, le forche di Belfiore, tragica risposta au­striaca alla più vasta cospirazione organizzata, in nome dell'unità, da Mazzini, e al Sud le pesanti condanne borboniche. Era ormai diffusa la sensazione che il periodo del martirio iniziatore doveva considerarsi finito per lasciare il passo alla realizzazione, da affrontarsi con forze adeguate al fine da raggiungere e con qualche sacrificio dal punto di vista ideologico .9
La via alla realizzazione veniva indicata dal Piemonte. Nel 1855 il piccolo Stato partecipando alla guerra di Crimea si trova accanto alle grandi potenze; nel 1856 al congresso di Parigi Cavour può denunziare i pericoli per la pace della presenza di truppe austriache nelle Legazioni e della politica reazionaria del papa e del Borbone. In Italia l'opinione pub­blica liberale vede nel regno sabaudo il difensore dell'indipendenza nazio­nale. In questo clima prende consistenza l'intuizione di Manin e Palla­vicino.
Si rafforza [...] il nuovo Partito nazionale, con un programma preciso: esso concede fiducia alla monarchia piemontese " finché ed in quanto questa cam­minasse nella via conducente allo scopo comune: l'Indipendenza e l'Unifica­zione d'Italia ". È importante notare come il Partito I non abdica " di fronte al regno sardo, * ma concorre n alla sua politica e, contemporaneamente, lancia il suo " Agitatevi ed agitate E a tutti gli italiani, allo scopo di molestare " il nemico con migliaia di punture di spilli " in attesa dell'insurrezione. Polemiche, discussioni, scritti programmatici, repliche, tutto un alternarsi di prò e di con­tro, fino a quando non arriva l'adesione di due uomini destinati a rappresentare le due anime del movimento nei suoi successivi sviluppi: Giuseppe Garibaldi e Giuseppe La Farina.
Il consenso del primo ha un grande valore emblematico per le masse po­polari, ma non si trascina dietro quella pattuglia di ex-mazziniani di Genova che avevano fiducia nella sua capacità realizzatrice, ma non erano ancora di­sposti a rinunziare all'ideale unitario repubblicano per una ipotetica unione sotto lo scudo di Savoia. Non sentivano il fascino di Vittorio Emanuele, quel fa­scino che, invece, il Re esercitava potentemente sul generale.105
La Farina, uno dei pochi repubblicani siciliani del 1848-49, mal visto negli ambienti democratici perché considerato un transfuga, ma, per con-
5) Ivi, p. 38.
M Ivi, p. 47 e sgg.