Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XIX. Emilia Morelli
anno
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1995
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pagina
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532
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532 Alfonso Scirocco
verso, bene accetto a quanti, come lui, stanno abbandonando le posizioni di sinistra e tendono ad un più stretto legame con Torino, porta al Partito una capacità organizzativa non comune. Il programma filo-sabaudo si rafforza per il fallimento di alcuni tentativi mazziniani nel '56 e per il tragico epilogo della spedizione di Sapri nel '57. Il Partito nazionale, sotto l'impulso di La Farina, si accosta alla monarchia, prendendo il nome di Società nazionale italiana: l'agitazione, sorretta da una estesa rete di sezioni, tende sempre più all'ideale monarchico-unitario.
Accanto alla Società nazionale, dopo 11 disastro del '57, si organizza anche l'altra forza democratica, quella che si era staccata da Mazzini, ma non si sentiva di aderire al motto " Italia e Vittorio Emanuele ". Il salto ideologico era impossibile, ma la realtà delle cose bisognava pure accettarla. Il Partito d'azione, nato, cresciuto e fallito nelle mani di Mazzini, si riconosce ora in Garibaldi. Il generale aveva scelto volontariamente la strada del Partito nazionale e forse non si era accorto del mutamento politico verificatosi nella nuova Società della quale rimaneva vice-presidente. In sostanza egli lavorava per il Re, che comandava la forza militare capace, volendo, di fare l'Italia, senza sospettare di prestarsi anche a manovre di corridoio diplomatico-ministeriali. Ancora una volta, operando quella scelta, aveva sentito dove si stavano dirigendo gli umori degli italiani. Proprio per questo non è incompatibile quella vice-presidenza con la leadership del Partito d'azione, anche se qualche volta la sua devozione assoluta a Vittorio Emanuele II sarà mal sopportata da chi, in fondo, restava repubblicano e, nel nuovo clima, pensava di agire secondo quel che aveva detto Mazzini nella prima fase della guerra del '48, attirandosi i fulmini di Cattaneo: se Carlo Alberto combatte per l'Italia non ostacoliamolo; alla fine la vittoria non ci sfuggirà .U)
Alla fine del 1858, quindi sottolinea la Morelli , la politica piemontese può contare sull'appoggio della stragrande maggioranza dei democratici .12) Sarà abilità di Cavour servirsene senza offendere la sensibilità degli esuli moderati, restii ad allearsi coi rivoluzionari. E sarà abilità del grande statista fare accettare ai democratici l'alleanza con Napoleone III, l'assassino della repubblica francese e della repubblica romana. Dimostrazione della considerazione in cui, a differenza del '48, sono tenute le forze popolari sono l'inquadramento dei volontari nell'esercito sardo e il ruolo offerto a Garibaldi.
La discussione che si apre sulla opportunità o meno di prestar fede a Cavour e nella quale ha parte preminente Bertani, si mantiene ad un livello molto alto perché coinvolge le più intime credenze di chi non ha mai cessato
u> Ivi, p. e sgg. > Ivi, p. 57.