Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX. Emilia Morelli
anno <1995>   pagina <533>
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E. Morelli e i democratici 533
di essete repubblicano e non ha alcuna intenzione di mutar bandiera. Si può fidarsi di Cavour? La guerra ci sarà veramente? Si è disposti a mettere da parte la ideologia repubblicana e, soprattutto l'avversione a Napoleone III per dare forza all'esercito sardo? Quali saranno i rapporti con Mazzini, che si è visto sopprimere l'Italia e "Popolo a Genova e dal suo nuovo giornale Pensiero e Azione non cessa di ribadire la sua diffidenza verso l'alleato e la certezza che, anche se iniziata, l'opera sarà lasciata a mezzo dall'imperatore? In caso di par­tecipazione attiva alla guerra, come salvaguardare l'indipendenza ideologica della sinistra democratica? Come superare l'astensionismo di Mazzini? La chiarezza nei reciproci rapporti deve essere la base sulla quale decidere l'atteggiamento da prendere; per prima cosa Bertani si preoccupa di scriverne a Mazzini, per­ché si decida a capire che l'opinione dei più è favorevole a prendere le armi... Il no di Mazzini è deciso, come quello ài Saffi, di Crispi, di Pilo, di Fa-brizi, per citare i nomi di alami di coloro che dovranno arrendersi, nel 1860, alla nuova realtà politica italiana, ma che, nel 1859, rifiutano ogni collabora­zione M
L'armistizio di Villafranca sembra dar ragione a quanti avevano du­bitato delle intenzioni di Napoleone, ma il dado ormai è tratto, l'opinione pubblica italiana non si rassegna. Si apre un periodo di incertezza. Si sperano soluzioni ardite, si tentano collaborazioni fino a pochi mesi prima impossibili. Mazzini scrive a Vittorio Emanuele. Le carte sono rimescolate. I fatti impongono scelte audaci.
Questa è anche la ragione sottolineò sempre nel '65 Emilia Morelli per la quale non è agevole nonostante i notevoli sforzi che ha fatto e fa la storiografia trovare filosofi, ideologi, dottrinari fra coloro che ebbero un autentico peso nell'azione. Chi rimase attaccato tenacemente a schemi pre­costituiti, sia pur nobili ed alti, non ebbe seguito e rimase isolato, voce senza eco fra i contemporanei. Non si accusino gli altri di avere idee confuse o pos­sibiliste: sono * realisti come, del resto, debbono essere i politici attivi .14)
Moderati e democratici, pur tra mille diffidenze e divergenze, si muovono compatti nell'Italia centrale, avendo come punti di riferimento il re e Garibaldi. Infine i plebisciti del marzo '60 sanciranno il trionfo del principio di nazionalità e prepareranno l'unità della penisola. La Si­nistra rivoluzionaria riprende nel maggio '60 la sua autonomia di azione: organizza la spedizione dei Mille, con i Comitati di soccorso a Garibaldi raccoglie uomini, armi, denaro, ha nelle sue mani le risorse del caduto regno borbonico. Ma l'opinione pubblica ormai è schierata con Vittorio Emanuele e rivolta all'unità. Né da Palermo, né da Napoli i democratici riescono ad imporre una loro linea politica al governo di Torino, che
H Ivi, p. 62.
M) La Sinistra rivoluzionaria da Villafranca, oit., p. 99 e sgg.