Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XIX. Emilia Morelli
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1995
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Bianca Montale
e nei suoi limiti l'uomo, possibilista ma rispettoso, pur nei suoi odi e nelle sue diffidenze, di legge ed onore. La pace tutelando gli esuli, e il proclama di Moncalieri che salva la Costituzione, sono l'inizio di un discorso liberale che farà dello Stato subalpino un modello e un punto d'attrazione. C'è una crescita costante con un parlamento, trattati di commercio europei, leggi a livello di paesi moderni; una classe politica responsabile, un'emigrazione composita, utile comunque alla trasformazione della società: ci sono incontri, scontri e difficoltà, ma una sostanziale libertà, mentre nella penisola Roma, Napoli ed altri Stati rimangono chiusi e ancorati a vecchi schemi illiberali.
C'è un nuovo dinamismo che cambia gradualmente volto al Regno di Sardegna; un mutamento persino con un Azeglio moderato e cauto che polarizza attenzioni e consensi. I moderati diventano liberali; i democratici costituzionali non sono più solo demagoghi, ma tengono realisticamente conto delle alternative che consente il sistema: Cavour liberale europeo rafforza il parlamento proprio in un momento in cui oltre Ì confini impera la reazione. Il 6 febbraio segna una svolta, e un punto di partenza di una nuova via alla soluzione del problema nazionale, che apparirà più evidente nel tempo. Da un lato, la drastica perdita di consensi di Mazzini non più capo riconosciuto ed elemento di coesione della sinistra: l'esule insiste tuttavia nei tentativi rivoluzionari che, pur nel fallimento mantengono viva e attuale di fronte all'opinione pubblica la convinzione della necessità di soluzione del problema italiano. E, tra i democratici, la presa di distanza di Garibaldi che prefigura una terza via tra Cavour e Mazzini. Dall'altro, un Piemonte che cambia e consolida le istituzioni liberali; crescono ferrovie, canali, porti, banche, commercio; si J cerca un collegamento internazionale tra Francia e Inghilterra. Lo Stato sabaudo apre quello che la Morelli felicemente definisce momento italiano rispetto al precedente piemontese .
Anno di importanza essenziale il '55, con la controversa scelta della guerra di Crimea e la crisi calabiana, che inseriscono lo Stato subalpino nel quadro europeo e che insieme lo avviano ad una indiscussa interpretazione parlamentare dello Statuto. Nel '55 Pallavicino e Manin invitano all'adesione ad un programma di unificazione ed indipendenza, a fianco del Piemonte ormai alternativa concreta alla sinistra con le sue istituzioni, il suo esercito, le sue alleanze. L'indagine valuta tutta la portata dell'azione cavouriana che trasforma il paese, ed è ugualmente attenta al contributo complementare ma sempre essenziale della sinistra rivoluzionaria. Mazzini è comunque stimolo e monito: la prosa mazziniana porta Cavour a divenire italiano .
Tra i temi che più sono stati a cuore ad Emilia Morelli che non ha cessato di indicarli ad allievi e colleghi per il necessario approfondimento due sono stati sempre particolarmente presenti per una migliore valutazione delle vicende del decennio: quello dell'emigrazione politica che svolge un ruolo di primo piano nel processo di unificazione, e quello