Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX. Emilia Morelli
anno <1995>   pagina <542>
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Bianca Montale
e nei suoi limiti l'uomo, possibilista ma rispettoso, pur nei suoi odi e nelle sue diffidenze, di legge ed onore. La pace tutelando gli esuli, e il proclama di Moncalieri che salva la Costituzione, sono l'inizio di un di­scorso liberale che farà dello Stato subalpino un modello e un punto d'attrazione. C'è una crescita costante con un parlamento, trattati di com­mercio europei, leggi a livello di paesi moderni; una classe politica re­sponsabile, un'emigrazione composita, utile comunque alla trasformazione della società: ci sono incontri, scontri e difficoltà, ma una sostanziale libertà, mentre nella penisola Roma, Napoli ed altri Stati rimangono chiusi e ancorati a vecchi schemi illiberali.
C'è un nuovo dinamismo che cambia gradualmente volto al Regno di Sardegna; un mutamento persino con un Azeglio moderato e cauto che polarizza attenzioni e consensi. I moderati diventano liberali; i demo­cratici costituzionali non sono più solo demagoghi, ma tengono realistica­mente conto delle alternative che consente il sistema: Cavour liberale europeo rafforza il parlamento proprio in un momento in cui oltre Ì confini impera la reazione. Il 6 febbraio segna una svolta, e un punto di partenza di una nuova via alla soluzione del problema nazionale, che ap­parirà più evidente nel tempo. Da un lato, la drastica perdita di consensi di Mazzini non più capo riconosciuto ed elemento di coesione della sini­stra: l'esule insiste tuttavia nei tentativi rivoluzionari che, pur nel falli­mento mantengono viva e attuale di fronte all'opinione pubblica la con­vinzione della necessità di soluzione del problema italiano. E, tra i demo­cratici, la presa di distanza di Garibaldi che prefigura una terza via tra Cavour e Mazzini. Dall'altro, un Piemonte che cambia e consolida le isti­tuzioni liberali; crescono ferrovie, canali, porti, banche, commercio; si J cerca un collegamento internazionale tra Francia e Inghilterra. Lo Stato sabaudo apre quello che la Morelli felicemente definisce momento ita­liano rispetto al precedente piemontese .
Anno di importanza essenziale il '55, con la controversa scelta della guerra di Crimea e la crisi calabiana, che inseriscono lo Stato subalpino nel quadro europeo e che insieme lo avviano ad una indiscussa interpre­tazione parlamentare dello Statuto. Nel '55 Pallavicino e Manin invitano all'adesione ad un programma di unificazione ed indipendenza, a fianco del Piemonte ormai alternativa concreta alla sinistra con le sue istituzioni, il suo esercito, le sue alleanze. L'indagine valuta tutta la portata dell'a­zione cavouriana che trasforma il paese, ed è ugualmente attenta al con­tributo complementare ma sempre essenziale della sinistra rivoluzionaria. Mazzini è comunque stimolo e monito: la prosa mazziniana porta Ca­vour a divenire italiano .
Tra i temi che più sono stati a cuore ad Emilia Morelli che non ha cessato di indicarli ad allievi e colleghi per il necessario approfondi­mento due sono stati sempre particolarmente presenti per una migliore valutazione delle vicende del decennio: quello dell'emigrazione politica che svolge un ruolo di primo piano nel processo di unificazione, e quello