Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX. Emilia Morelli
anno <1995>   pagina <544>
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Bianca Montale
spesso rancore contro l'antico capo che ha fallito e che ha perso il senso di quanto è possibile fare, concretamente, per runifìcazione nazionale.
Uno dei temi di cui Emilia Morelli più amava parlare era quello della Società Nazionale Italiana di cui ben valutava il peso e l'impor­tanza per l'avvio a soluzione degli enormi problemi sorti alla vigilia della guerra del '59 e dopo la sua fine. Lamentava che dopo lo studio del Grew, peraltro mai tradotto, e di pochi altri mancasse ancora un insieme di ricerche più completo ed approfondito su uomini e situazioni locali, soprattutto nel Lombardo Veneto, in Emilia, in Toscana, in gran parte del dominio pontificio. Conosceva bene quei protagonisti che in un re­gime di provvisorietà hanno saputo operare in modo essenziale per un'an­nessione tutt'altro che facile e scontata. La Società Nazionale, organizza­zione simile ad altre esistenti contemporaneamente in Germania, è ormai alla vigilia del '59, a differenza di quel partito nazionale che Manin aveva creato, senza traccia di mazzinianesimo: del se no, no restano due punti irrinunciabili: indipendenza ed unificazione. È la parola giusta al momento giusto, che propone e rafforza, dopo la caduta del mito neoguelfo, il mito sabaudo. L'elemento nuovo di fusione è la consapevole alleanza, al di fuori di alcune frange di intransigenti fuori dal gioco, di liberali e demo­cratici, di monarchia e rivoluzione . Ormai il partito d'azione si rico­nosce in Garibaldi, e sceglie la necessaria collaborazione con uno Stato che ha un esercito, uno Statuto, legami diplomatici, e un vasto consenso anche da forze ideologicamente distanti. Moderati e democratici, gli esuli, e tutti coloro che credono nella possibilità di vittoria con l'iniziativa ita­liana ed europea del governo subalpino sono concordi.
Il Regno di Sardegna per farsi guida del movimento nazionale ita­liano da un lato si allea con i rivoluzionari, e dall'altro, pur pressato dagli italianissimi , deve tener conto degli umori e della volontà di Napoleone III, l'uomo del 2 dicembre . Per convogliare un conserva­tore in un'impresa liberale e nazionale è necessario concedergli qualcosa anche in politica interna (le leggi De Foresta sono un debito pagato all'alleato per indurlo all'iniziativa).
Questa fase delicatissima è particolarmente nota alla Morelli, che l'ha rivissuta e meditata giorno per giorno attraverso il diario di Giuseppe Massari, opera di importanza fondamentale e di non facile interpretazione ed edizione critica: un affresco vivo e pittoresco in cui emergono figure, giudizi, situazioni, rapporti diplomatici palesi ed occulti in un momento di grande incertezza, di speranze e di attese.
La prefazione al diario di Massari, riproposta nella seconda parte del volumetto pone in luce rapporti, voci , scontri di caratteri, giudizi ed apprezzamenti spesso centrati che fanno meglio comprendere personaggi e situazioni. Una galleria di ritratti che sono delineati in modo vivace ed efficace.
Iniziativa cavouriana e dinastica, dunque: Mazzini non è più il capo ed è posto al margine, ma non per questo le sue idee rimangono meno