Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XIX. Emilia Morelli
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1995
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Bianca Montale
spesso rancore contro l'antico capo che ha fallito e che ha perso il senso di quanto è possibile fare, concretamente, per runifìcazione nazionale.
Uno dei temi di cui Emilia Morelli più amava parlare era quello della Società Nazionale Italiana di cui ben valutava il peso e l'importanza per l'avvio a soluzione degli enormi problemi sorti alla vigilia della guerra del '59 e dopo la sua fine. Lamentava che dopo lo studio del Grew, peraltro mai tradotto, e di pochi altri mancasse ancora un insieme di ricerche più completo ed approfondito su uomini e situazioni locali, soprattutto nel Lombardo Veneto, in Emilia, in Toscana, in gran parte del dominio pontificio. Conosceva bene quei protagonisti che in un regime di provvisorietà hanno saputo operare in modo essenziale per un'annessione tutt'altro che facile e scontata. La Società Nazionale, organizzazione simile ad altre esistenti contemporaneamente in Germania, è ormai alla vigilia del '59, a differenza di quel partito nazionale che Manin aveva creato, senza traccia di mazzinianesimo: del se no, no restano due punti irrinunciabili: indipendenza ed unificazione. È la parola giusta al momento giusto, che propone e rafforza, dopo la caduta del mito neoguelfo, il mito sabaudo. L'elemento nuovo di fusione è la consapevole alleanza, al di fuori di alcune frange di intransigenti fuori dal gioco, di liberali e democratici, di monarchia e rivoluzione . Ormai il partito d'azione si riconosce in Garibaldi, e sceglie la necessaria collaborazione con uno Stato che ha un esercito, uno Statuto, legami diplomatici, e un vasto consenso anche da forze ideologicamente distanti. Moderati e democratici, gli esuli, e tutti coloro che credono nella possibilità di vittoria con l'iniziativa italiana ed europea del governo subalpino sono concordi.
Il Regno di Sardegna per farsi guida del movimento nazionale italiano da un lato si allea con i rivoluzionari, e dall'altro, pur pressato dagli italianissimi , deve tener conto degli umori e della volontà di Napoleone III, l'uomo del 2 dicembre . Per convogliare un conservatore in un'impresa liberale e nazionale è necessario concedergli qualcosa anche in politica interna (le leggi De Foresta sono un debito pagato all'alleato per indurlo all'iniziativa).
Questa fase delicatissima è particolarmente nota alla Morelli, che l'ha rivissuta e meditata giorno per giorno attraverso il diario di Giuseppe Massari, opera di importanza fondamentale e di non facile interpretazione ed edizione critica: un affresco vivo e pittoresco in cui emergono figure, giudizi, situazioni, rapporti diplomatici palesi ed occulti in un momento di grande incertezza, di speranze e di attese.
La prefazione al diario di Massari, riproposta nella seconda parte del volumetto pone in luce rapporti, voci , scontri di caratteri, giudizi ed apprezzamenti spesso centrati che fanno meglio comprendere personaggi e situazioni. Una galleria di ritratti che sono delineati in modo vivace ed efficace.
Iniziativa cavouriana e dinastica, dunque: Mazzini non è più il capo ed è posto al margine, ma non per questo le sue idee rimangono meno