Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <548>
immagine non disponibile

548
Carlo Pischedda
Nel convincimento che il modo migliore di commemorare uno stu­dioso scomparso sia quello di soffermarsi sui frutti del suo ingegno e della sua operosità costante nella ricerca storica, dovrei in queste pagine richiamare idealmente in vita l'indimenticabile collega con l'esame di tutte le edizioni ora citate. Sebbene possa apparire presunzione mia, credo di saper esprimere un giudizio meditato e valido sulla pubblicazione di fonti risorgimentali: mi valgano l'esperienza che ho maturato con la familiarità ormai trentennale con le carte di Cavour, ed anche la consapevolezza, ac­quisita nella continua cura editoriale di tredici volumi (sedici tomi) del­l'epistolario del conte, di quanto sia improba e logorante, ingrata e misco­nosciuta, la fatica dell'editore di fonti. Tuttavia, considerata la competenza specifica che ho conseguito in mezzo secolo di studi sul Piemonte risor­gimentale, restringo quell'esame ad una edizione soltanto, quella che ha maggiore attinenza con il soggetto prevalente dei miei interessi storici, ossia il processo di unificazione italiana.
L'opera cui mi riferisco, uscita nel 1959, è l'edizione del diario che il pugliese Giuseppe Massari tenne a Torino nel 1858-60, quando la carica di direttore del foglio ufficiale Gazzetta Piemontese gli offriva la possi­bilità di avere frequenti contatti con i ministri subalpini, sopra tutti Ca­vour, con gli esponenti moderati dell'emigrazione italiana, nonché con i diplomatici stranieri accreditati presso la corte subalpina, specialmente con il francese Henri La Tour d'Auvergne e con il britannico James Hudson. Questa posizione elevata nel modo giornalistico e politico subalpino gli agevolò la raccolta di notizie di prima mano, a volte segretissime, così che gli fu possibile annotare giorno dopo giorno gli echi della vita quo­tidiana, i fatti politici di rilievo, i colloqui con i vari personaggi italiani e stranieri, le confidenze di Cavour e di altri politici, le speranze di emigrati, gli incontri conviviali, le chiacchiere salottiere, persino la let­tura di documenti diplomatici inglesi, riservata esclusivamente a lui dal­l'amico Hudson. Una miniera di notizie introvabili altrove, quel diario, una miniera dai vari filoni, della quale Massari stesso si avvalse larga­mente in seguito per la stesura delle biografie di Cavour, di Vittorio Emanuele II e di La Marmora,3> nelle quali inserì quelle testimonianze preziose accanto a una miriade di informazioni offertegli da uno stuolo di corrispondenti. Adolfo Omodeo lo definì diario dalle cento voci : 4) la felice espressione piacque alla Morelli, che l'adottò come titolo della sua edizione.
3> GIUSEPPE MASSARI, Il conte di Cavour. Ricordi biografici, Torino, 1873; ID., La vita ed il regno di Vittorio Emanuele II, primo Re d'Italia, Milano, 1878; ID., Il generale Alfonso La Mormora. Ricordi biografici, Firenze, 1880.
*) ADOLFO OMODEO, Difesa del Risorgimento, Torino, 1951, p. 587.