Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <571>
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E. Morelli e il Diario Farini
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Divenuto presidente del Senato, con l'appoggio di Crispi,18) il 16 no­vembre 1887, è stato favorevole all'azione politica del siciliano, ma non si manifesta, nel 1891-1892, ostile a tutti i ministri del governo diretto dal di Rudinì: è generalmente ostile al nuovo presidente del Consiglio, ma lo sostiene nella sua resistenza nei confronti di coloro che vogliono un governo di pura Destra, ed è certamente favorevole alla puntarella di Sinistra capeggiata da Nicotera.
In linea generale si può dire poi simpatizzante per il primo governo Giolitti19) che si presenta con il colore del partito al quale Farini è sempre legato, ma disapprova molti atteggiamenti del presidente del Con­siglio (soprattutto nei confronti del Senato) e di alcuni suoi ministri, condannando principalmente le tendenze trasformistiche che portano anche ad appoggi elettorali ad uomini della Destra20 ed a quelle che egli con-
18) E con largo consenso fra gli uomini della Sinistra. Non direi infatti che Fa­rini avesse subito una involuzione che lo aveva portato definitivamente, già nel 1886, su posizioni conservatrici, come è sembrato a Colapietra. Condivido, in proposito, il parere della Morelli, che ha scritto: È stato affermato che egli si sia spostato decisa­mente verso destra. Io non sono di questo avviso {D. Farini, in ÀA.W., Il parlamento italiano, cit., p. 415). Il tono della lettera di Zanardelli, che, il 30 luglio 1887, insiste perché Farini accetti il portafoglio degli Esteri, non è certamente di chi vede in lui un moderato: Non ti sorride l'idea che con il tuo ingresso il ministero italiano avrebbe, rinnovandosi, carattere assolutamente liberale? Che renderesti quindi, con un immenso servigio alla Patria, un ugual servigio a quei principii cui consacrasti la vita? (R. COLAPIETRA, D. F. pres. del Senato, cit., .p. 332).
w> L'8 febbraio 1892 Farini dirà a Rattazzi: Torto massimo di Crispi abban­donare il Giolitti nella sua lotta col Finali, il Giolitti che era antesignano delle eco­nomie (e del riordinamento amministrativo, aggiunge Rattazzi), il Giolitti, dico io, che cresceva ogni giorno di riputazione in Parlamento (p. 61). Favorisce quindi la formazione del ministero Giolitti e così parla a Mariotti e Lacava: Io ammonisco: stiamo bene guardinghi. Biancheri lavorare contro la combinazione Giolitti, e per que­sto avere suggerito solo Brin, sapendolo male disposto contro Giolitti. Badino che, se è vero che il Saracco ha un Gabinetto pronto, ad esso possono essere avvinti Martini e Sonnino. Badino che non si faccia il vuoto intorno a Giolitti [...]. Badino che si potrebbe o tornare a Rudinì, od andare a Saracco, se Giolitti non riesce (10 maggio 1892, p. 92). E il 2 gennaio 1893 rafforzerà Fortis nel desiderio di ap­poggiare U governo: Fortis, sempre fermo a non rivolere Crispi e a sostenere il ministero, per non guastare la situazione [...]. Lo incoraggio a sostenere la presente situazione finché non si sia bene rassodata. Il Fortis mi pare irremovibile nel suo proposito soprattutto per II timore della destra (p. 164).
2 Fu sollecitato il Perazzi di entrare nel Ministero. Mi pare che Giolitti troppo presto muti lato (11, 12, 13, 14 luglio 1892, p. 120); Incontro Giolitti [...]. Mi pare pericolosamente eclettico [...]. Mi pare che ogni colore, al solito, sva­nisca. Saranno elezioni eclettiche e probabilmente con il bel risultato per il Ministero e .per lo Stato che già si ebbe [...]. Mi pare che Giolitti continuerà il così detto trasformismo e porrà a cimento il proprio ministero (12 ag. 1892, pp. 120-121), Pare che Bonacci e Grimaldi abbiano risoluto di non sopprimere la direzione del