Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XIX
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1995
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pagina
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573
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E. Morelli e il Diario Farmi
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pria netta opposizione al Ricotti (fautore della riduzione dell'esercito) quando questi è incaricato della formazione della nuova compagine ministeriale. Accetta infine il governo presieduto dal di Budini,2 ma vorrebbe che questo si sottraesse all'influenza di moderati come Ricotti, come Cae-tani, o come i milanesi (Colombo, Carmine...), ed a quella dei radicali cavallottiani. Si oppone soprattutto al regionalismo (che riconosce anche nella nomina di Codronchi per la Sicilia) e ad una politica antitriplicista e vile di fronte alla Francia ed all'Etiopia.
Nota certamente elementi positivi nel governo formato dal Pelloux nel giugno 1898 e apprezza la presenza, in esso, di tanti uomini della Sinistra anche crispina. Ma non ha piena fiducia nel generale, politicamente inesperto, soprattutto riguardo alla politica estera, che gli appare troppo incline ad una francofilia che può insospettire le Potenze Centrali e isolare l'Italia, che, se vuole conservare Roma, cioè la propria unità e indipendenza, deve essere decisamente triplicista.27* Mentre considera da tempo Crispi finito , mostra fiducia nell'incontro fra Pelloux ed un Sonnino che tronchi ogni rapporto con i più pericolosi moderati: certa-
25) Sebbene quelle che sono le critiche al nuovo ministero da parte di suoi colleghi della Camera Alta, come Vìtelleschi, Saredo o Guerrieri Gonzaga, fautori di un ministero tutto di destra per tentare se fosse possibile in Italia il retto razionamento del Governo parlamentare e contrari alla composizione eterogenea del ministero, dovrebbero indurlo a rimanere nella carica per sostenere di Rudini, Farmi dà inizialmente le dimissioni dalla presidenza, ma dopo le dichiarazioni di amicizia del neopresidente del Consiglio ( voi, cui da tanti anni sono e fui amico quantunque noi abbiamo alla Camera sempre votato diversamente, uno contro l'altro, [...] ), le ritira, pure scrivendo poco dopo sul suo diario: Rimango malcontento di me. Ho commesso un atto di debolezza ritirando le dimissioni, che, presentate, dovevo mantenere (14, 15 e 16 marzo 1896, pp. 885-889). Certo è che molti senatori desiderano ancora, vivamente, che egli lasci: I senatori ministeriali sono furiosi contro di te vogliono rinnovare tutto l'ufficio di presidenza, non vogliono più te: cosi Barenzo; I mindsterMi del Senato sono furiosi contro di te perché sei Crispino incalza Pierantoni (26 marzo 1896, pp. 896 e 897).
Le tue nuove funzioni ci riportano molto addietro: alla Luogotenenza, all'ordinamento regionale [...]. Erano e dovevano essere transazioni all'unità [...]. Purtroppo da molte parti, gli elementi, le tendenze di separatismo pullulano, ingigantiscono [...]. Bada, codesto esempio della Sicilia, ordinata in modo accosto all'autonomia, quanti altri desideri o speranze d'altre parti può risvegliare. E se tu riesci, e quanto meglio rieseirai, i desideri diverranno più intensi!! : così Farmi a Codronchi il 3 aprile 1896 (p. 908).
W Maestà, ho parlato a lungo col presidente del Consiglio, e mi sembra che l'indirizzo che egli intende seguire in politica interna sia buono [...]. Lo stesso non direi della politica estera [...]. Pelloux dice che la Triplice non è per noi che un peso. Gli Alleati possono risentirsi: Noi rischieremmo di esscic fuori dell'alleanza, di trovarci soli e isolati (1 gena. 1899, p. 1407).