Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <574>
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Fausto Vomì
mente è fautore dì nuove leggi elettorali, sulle associazioni e sulla stampa. } Il buon rapporto con Pelloux va collegato, come si è detto, ai le­gami che entrambi mantengono con certe tradizioni della Sinistra, ma, senza dubbio, anche con lo stretto rapporto che entrambi hanno con la Corte. Farini certamente si compiace del rapporto di amicizia e di fiducia che lo lega al re29* (che spesso chiede suoi consigli e gli confida notizie ri­servate e il contenuto di colloqui avuti coi ministri), ammira il virile animo della regina degna di una stirpe guerriera ,30) manifesta anche stima e fiducia nel principe di Napoli. Sostiene insomma con entusiasmo la famìglia reale, mentre teme una successione degli Aosta (che gli ap­paiono legati alle posizioni clerico-reazionarie degli Orléans) che potrebbe verificarsi per la sterilità della principessa Elena.31) Diffida inoltre delTin-
? Io insisto dice a Lacava sulla necessità di alcune leggi di difesa. Impossibile si lasci durare l'anarchia attuale del diritto di associazione [...]. È im­possibile che la stampa sia lasciata libera di avvelenare impunemente le masse popo­lari [...]. La legge elettorale va pure ritoccata, ma in modo tale da essere preven­tivamente, per quanto possibile, sicuri del risultato (29 dicembre 1898, p. 1400). E allo stesso Pelloux: Ogni novità da introdursi nella legge deve avere il sicuro risultato di abbattere i partiti estremi (30 die, p. 1404).
Il 4 novembre 1898 Farini scriverà sul suo diario: Finis! Finita così la mia presidenza dei Senato, durata undici anni, dopo i sei in che presiedetti la Ca­mera, io rientro nella vita privata, probabilmente per non uscirne più. Ho la co­scienza di aver teso al Re, il che significa alla Patria, non inutili servizi (p. 1383). Lamenterà poi la scelta di Saracco come suo successore e ine criticherà il comporta­mento non conforme alla linea da lui, Farini, sempre seguita: L'intervento di Sa­racco nella commissione di finanze è autorizzata dal regolamento [...]. Questa dispo­sizione, secondo me, caratterizza l'indole del Senato di una volta, quale allora l'in­fluenza moderatrice del presidente nominato dal Re. Oggi che l'azione del Senato si vuole, da un gruppo di irrequieti, snaturare tanto da fame il sindacatore, il corret­tole, l'antagonista dell'altra Camera, lo sgabello al salire di alcuni che nell'altro ramo del Parlamento non lo poterono; oggi tale intervento è meno opportuno, comunque il .presidente si atteggi [...]. Per quanto egli si destreggi, non potrà a meno che propendere contro il ministero [...]. Del resto il Saracco non nasconde la sua oppo­sizione anche nelle cose minime (1 genn. 1899, p. 1410).
3' Lei assenziente, affermo che la fucilazione di Ramorino salvò l'esercito pie­montese. Nell'atteggiamento e nelle parole della Regina si intende quanto nell'animo suo vivano virili sentimenti di una razza guerriera e siano offesi da quest'onda di vigliaccheria che affoga l'Italia e il governo (2 aprile 1896, p. 904). A tratti però emerge in Farini il timore che la Regina clericaleggi: apprende che la regina ha se­guito una processione a Napoli e si è inginocchiata alla benedizione: Ahi! ahi! esclama Queste sono scene borboniche. Andiamo male! (6 giugno 1891, p. 28).
3n Già il 17 novembre 1891 Farini aveva scritto con compiacimento: Il prin­cipe mi parla a lungo ed in termini violentemente anticlericali (p. 45). Anni più tardi, alle malevole osservazioni di Saracco ( mi dice che col principe di Napoli egli non sa mai di che cosa discorrere; che il generale Corvetto gli assicura essere il principe di volontà fermissima e ateo, odiatore dei cugini Aosta! ) Farmi risponde