Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <577>
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E. Morelli e il Diario Farini
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municipalista o almeno regionalista, del giovane Stato nazionale. E una riprova della fondatezza dei suoi timori vedrà, alla fine dell'Ottocento, nelle parole del leader repubblicano Giovanni Bovio: Veda il Pelloux, vedano i ministri che il Bovio chiede il coordinamento della politica in­terna colla politica estera. Si cade, si cadrà fatalmente nello amplesso sof­focante della Francia!!? .38)
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Negli ultimi otto anni è divenuto sempre più forte l'interesse per la storia, già trascurata, del Senato del Regno. Costituzionalisti, storici del diritto pubblico (costituzionale, parlamentare ...), storici delle dottrine po­litiche, storici delle istituzioni politiche, politologi, più che storici nel senso stretto e tradizionale del termine, hanno infatti mostrato un vivo interesse per la Camera Alta, non elettiva, tra la concessione dello Statuto albertino e il periodo fascista, per la sua storia interna, per i suoi rap­porti con il Sovrano, con i governi che si sono succeduti in Italia, e con la Camera dei deputati, ma particolarmente per i progetti di riforma più volte avanzati e mai giunti a buon fine. Giovanni Spadolini è stato fra i primi, dopo che Carlo Ghisalberti e Piero Aimo ne avevano trattato in un contesto più ampio, a sollevare la specifica questione; voglio fermare però l'attenzione, soprattutto in relazione alla fonte diaristica che qui ci interessa, su due recenti e importanti volumi nei quali è studiato appro­fonditamente l'argomento: mi riferisco anzitutto a quello di Nicola Anto-netti e quindi a quello di Maria Elvira Lanciotti.405
Ne Gli invalidi della Costituzione Antonetti dà particolare rilievo all'atteggiamento che, di fronte al problema del Senato, ebbe Francesco Crispi, che, dopo avere a lungo insistito sulla necessità di dare carattere elettivo al Senato, come unica via per conferire ad esso pari dignità ri­spetto alla Camera dei deputati, giungeva, nel 1887, alla convinzione op­posta ad ogni radicale riforma della Camera vitalizia: si dichiarava ancora favorevole ad un aumento di prestigio della Camera Alta, ma era ormai decisamente avverso a sostanziali modifiche della sua composizione e della sua struttura.
È sull'onda del generale favore nei confronti di Crispi, divenuto mi­nistro dell'Interno nell'aprile 1887 ed anche presidente del Consiglio nel­l'agosto, che il Senato eleggeva suo presidente, nel novembre dello stesso
*> Cosi nel diario del 22 febbraio 1899, p. 1445.
39> N. ANTONETTI, Gli invalidi della Costituzione. Il Senato del Regno. 1848-1924, Bari, Laterza, 1992.
*8 M. E. LANCIOTTI, La riforma impossibile. Idee, discussioni e progetti sulla modifica del Senato regio e vitalizio (1848-1922), Bologna, Il Mulino, 1993.